La Casa del Popolo non accetta la narrazione del sindaco Idà. Dopo la triste notizia che ha colpito la nostra città, con l’arresto del sindaco Idà, ci siamo presi un tempo di riflessione per comprendere le ragioni della magistratura e per non entrare
nella polemica a caldo che voleva da un lato “siamo tutti Peppe Idà” e dall’altra “sono tutti farabutti”. Le amiche e gli amici e le compagne ei compagni della Casa del Popolo sonomolto preoccupati per gli anni che interesseranno Rosarno in un eventuale commissariamento e condannano fermamente il tipo di politica familistica che ha contrassegnato il modo di amministrare la città dal 2016 (anno di insediamento dell’amministrazione dimissionaria). Gestione politica che trova conferma nei verbali degli inquirenti e che ha portato, ancora una volta, la nostra città a subire l’onta della narrazione della cronaca e di un un possibile commissariamento.
Imbarazzante, inoltre, l’accanimento che la città ha dovuto sopportare con le tardive
dimissioni del sindaco Idà. I fatti saranno chiariti dalla magistratura e per il bene della città e dei diretti interessati ci auguriamo che si faccia giustizia. Ma rimangono le responsabilità prettamente politiche. In questi anni di assenza dalle dinamiche amministrative abbiamo continuato il nostro dialogo e ascolto tra i cittadini, e seppur non partecipando costantemente al dibattito politico, la Casa
del Popolo è rimasta un presidio di cultura e socialità per la città. La Rosarno che ci viene lasciata dalla giunta dimissionaria è una città silenziata, senza visioni e senza bussola, nella quale sono lasciati soli i cittadini che stanno ai margini e i giovani, in una completa assenza di politiche culturali, sociali e per il rilancio dell’economia, hanno continuato ad abbandonareil nostro territorio.
La triste vicenda che interessa il sindaco e il consigliere Scriva ha ripercussioni gravi
sull’intera comunità ma non staremo ad osservare passivamente. Non meritiamo la
narrazione che si fa della vicenda da parte dei loro sodali e non accettiamo che la città possa sprofondare in un senso di impotenza e disillusione. Rosarno ha bisogno di una buona politica, lontana dagli interessi dei pochi, dagli appetiti della ndrangheta e di alcuni e precisi cognomi che pensano di amministrare la cosa pubblica come un’impresa familiare.
Le donne e gli uomini di Rosarno hanno bisogno di ricominciare a parlare e a confrontarsi, di immaginare una città e un territorio realmente ospitali per le giovani generazioni e quelle future, di costruire progetti che sappiano interpretare la complessità del presente e di proiettare la città verso nuovi progressi.