«Non può passare inosservato – ha detto – un passaggio che, nel corso del processo “Gotha”, storicizza, quasi banalizzandolo, il favoreggiamento della latitanza di Franco Freda, pericoloso terrorista nero, protagonista di una delle stagioni più buie della Repubblica italiana, condannato per gli attentati sui treni poi culminati nella strage di Piazza Fontana e riconosciuto dalla Cassazione, soltanto successivamente alla sua precedente assoluzione e quindi non più giudicabile per lo stesso reato, responsabile dell’eccidio del 12 dicembre 1969».
«Non si può fare orecchie da mercante – ha aggiunto – rispetto a fatti e circostanze che, purtroppo, hanno segnato la storia e il lento declino anche della nostra terra che, a partire proprio da quegli anni, ha registrato un pauroso salto di qualità della ‘ndrangheta evidentemente legata, a doppio mandato, con gli interessi perversi della destra eversiva. La nostra terra, infatti, ha pagato un pesante tributo di sangue con i morti della Rivolta, dei cinque anarchici e della strage di Gioia Tauro del luglio ’70. Ciò che, a distanza di mezzo secolo, si vuol fare apparire soltanto come “un atto politico”, in realtà potrebbe nascondere chiavi di lettura ben diverse che hanno segnato il destino di Reggio, dei reggini e dei calabresi più in generale. Quelle angosciose vicende potrebbero essere servite a costruire carriere politiche, a formare classi dirigenti che hanno indirizzato le sorti economiche, sociali e civili della nostra regione».
«E’ sete di verità e giustizia ciò che reclama la nostra gente – ha continuato il sindaco – che, per fatti oscuri ed inquietanti trame, si trova a scontare ritardi che ne fanno fra i territori più poveri d’Europa e pesantemente condizionati dalla cappa mafiosa. Nonostante i numerosi studi e le tantissime ricerche, non si è mai fatta piena luce su un’epoca fosca e indecifrabile per la nostra terra. Piuttosto, in anni recenti, si è assistito ad un revisionismo descritto da giornalisti e intellettuali come “fascistizzazione” della città che ha toccato il culmine con la cerimonia di presentazione, nel senato cittadino di Palazzo San Giorgio, del libro di Luigi Ciavardini, altro terrorista nero ritenuto responsabile della strage della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Senza voler affrontare altri fatti e temi abbastanza inquietanti che non tocca a noi approfondire, è necessario condannare fortemente le parole ed il gesto di chi ha permesso al terrorista nero Franco Freda di potersi sottrarre alla giustizia».
Per l’inquilino di Palazzo Alvaro, dunque, «non può passare l’idea, infatti, che la nostra terra, fra le principali e meno riconosciute vittime della “strategia della tensione”, sbrighi frettolosamente una pratica che rappresenterebbe, altrimenti, l’ennesima ingiuria alla sua storia ed a quella dei suoi cittadini per bene. Franco Freda non è un personaggio del passato. E’ una figura di spicco della galassia neofascista, un “soldato politico”, un uomo che con la sua attività contribuisce, ancora adesso, ad allevare le anime dei fascisti del terzo millennio».
«Va condannata la circostanza che Reggio e la sua area metropolitana – ha concluso il sindaco Giuseppe Falcomatà – abbiano ospitato un latitante fra i responsabili delle stragi di Stato. Non è giusto che, per l’attività di pochi, sia l’intero territorio a pagare un prezzo altissimo in termini d’immagine e mancato sviluppo».
Una dichiarazione condivisa dal consigliere Michele Conia che ha ringraziato il sindaco per «parole che andavano dette» e dal consigliere Carmelo Versace.