“Nel giorno in cui l’Italia intera ricorda commossa il sacrificio di Pio La Torre, assassinato dalla mafia 39 anni fa insieme al suo collaboratore, Rosario Di Salvo, è opportuno tenere viva l’attenzione del dibattito pubblico sul tema dei beni confiscati e del loro riutilizzo sociale, proprio alla luce della coraggiosa testimonianza di vita e del brillante patrimonio di idee lasciatoci in eredità dal politico e sindacalista siciliano, sui terreni della lotta alla criminalità organizzata e dell’aggressione ai patrimoni illeciti”.
E’ quanto afferma la consigliera comunale delegata ai Beni comuni e confiscati, Debora Novarro che sta seguendo da vicino questi temi nel quadro degli indirizzi programmatici fissati dall’amministrazione Falcomatà.
“Proprio come ha in più occasioni ribadito il nostro sindaco – prosegue la consigliera Novarro – ritengo sia estremamente importante che sulla normativa in materia di utilizzo a fini sociali dei beni confiscati, si apra un ampio confronto e una lucida attività di analisi con particolare riferimento ai necessari correttivi che tale impianto legislativo richiede. La Legge 109 rappresenta, senza alcun dubbio, – evidenzia la rappresentante di Palazzo San Giorgio – una importantissima conquista di civiltà e un passo in avanti gigantesco nella complessa opera di riaffermazione della legalità e tutela del vivere civile. Una norma nata 25 anni fa grazie alla spinta di Libera e che affonda le proprie radici e le proprie fondamenta giuridiche e culturali, nella straordinaria visione politica posta in essere dall’onorevole Pio La Torre attorno alla cui memoria oggi noi tutti ci stringiamo.
E proprio per dare un nuovo significato – sottolinea la delegata comunale ai Beni confiscati – e soprattutto una più solida e lunga prospettiva ad un cammino legislativo che nasce da lontano e per il quale figure come La Torre hanno pagato il prezzo più alto, occorre oggi affrontare con serietà il tema del rilancio del circuito dei beni confiscati. A cominciare dallo snellimento delle procedure che vanno dal momento della confisca, alla fase di effettivo utilizzo dei beni e poi fino al sostegno economico a tutte quelle realtà dell’associazionismo e del mondo delle cooperative che quotidianamente, con grandissimo impegno, passione e dedizione, si spendono in progetti di grande rilievo sotto i profili sociale, educativo e culturale.
Come amministrazione comunale – conclude la consigliera Novarro – abbiamo sostenuto la proposta di destinare una parte del Fondo unico di giustizia ai Comuni e alle associazioni assegnatarie di questi beni, proprio per facilitare il loro utilizzo per fini sociali. Sarebbe un primo importante cambio di passo che consentirebbe agli enti locali di svolgere un ruolo più incisivo nella gestione dei beni sottratti alle mafie, consentendo loro di attuare anche interventi e azioni concrete a favore delle fasce più fragili della popolazione. Nella consapevolezza, proprio come ripeteva spesso Pio La Torre, che l’attività repressiva da sola non può produrre risultati definitivi. Ma occorre incidere nel substrato sociale e culturale in cui la criminalità organizzata trova terreno fertile”.