L’impegno condiviso con le istituzioni vede dalla Stazione Centrale a Saline Joniche il moltiplicarsi dei casi di cura degli ultimi. La Caritas e Centro d’Ascolto: “Il nostro obbiettivo è quello di proseguire nei nostri servizi di prossimità; nessuno morirà per strada”.
L’appello è uno solo: «Restiamo a casa». Ma per chi una casa non ce l’ha come si deve fare? A Reggio Calabria, la Caritas diocesana sta provando a rispondere a questa domanda: don Nino Pangallo, direttore della Caritas della Chiesa reggina, e suor Loriana Torelli, responsabile del Centro d’Ascolto “Don Italo Calabrò” di Archi, ci spiegano come. «Ogni parrocchia dove c’è un Centro d’Ascolto non chiuda; se è possibile, i servizi alle famiglie più fragili rimangano mantenuti», ha affermato don Pangallo durante l’intervista trasmessa sul canale Youtube della Diocesi e disponibile a questo link:: https://www.youtube.com/watch?v=z1XSlS5iIBY&t=5s
Il piano di accoglienza dei senzatetto. «Abbiamo subito accolto un input che veniva dall’Onds, l’organismo che si occupa dei senza fissa dimora – esordisce don Nino Pangallo – che segnala la presenza di ben 50mila persone in Italia che sono per strada. Il nostro obiettivo è stato quello di proseguire nei nostri servizi di prossimità, seppure una buona parte dei nostri volontari sono avanti con l’età e, quindi, vanno salvaguardati. Come diocesi abbiamo un Centro di accoglienza, il “San Gaetano Catanoso”, nei locali del Seminario arcivescovile, che ospita 30 amici. In questa fase sono stati invitati a rimanere anche durante tutta la giornata, proprio per farla diventare un’esperienza di famiglia residenziale per custodirsi e custodire. Ci sono altre belle realtà, come le suore di Madre Teresa, Nuova Solidarietà a Catona, Progetto Amico a Villa San Giovanni. Infine, c’è anche una struttura per donne sole come Casa Reghellin».
La rete con le Istituzioni. «Stiamo dialogando col Comune per organizzare un’accoglienza massiccia dei senza fissa dimora meno “gestibili” in virtù dei problemi di dipendenze o di natura psichiatria. L’obiettivo, di concerto con la Protezione Civile, è creare un’area all’interno dell’ex Università di Archi. D’altro canto, lo diciamo chiaramente: nessuno dovrà morire per strada.
In questa sfida, molto ardua, dobbiamo evidenziare la fortissima sinergia con l’Autorità sanitaria: ci sono costanti telefonate quotidiane per avviare un servizio di monitoraggio degli ospiti dei nostri servizi e, anche, di chi vive per strada».
Gli altri servizi ancora aperti. «Siamo riusciti a salvaguardare due mense, una nella Zona Nord, al Centro d’Ascolto “Don Italo Calabrò” di Archi, e una nella Zona Sud, presso la parrocchia del Divino Soccorso, grazia all’abnegazione di don Giorgio Costantino e dei suoi volontari. Altresì abbiamo attivato un numero verde, 0965.385551, è disponibile le chiamate di estrema urgenza coordinandoci con Croce Rossa e Comune di Reggio Calabria.
Su questa scia va sottolineato il grande sforzo congiunto – e facilitato dall’operosità del parroco, don Danilo Nocera, e dal diacono, Mario Casile – rispetto al gruppo di circensi, circa 48 persone, tra i quali molti bambini che sono rimasti bloccati a Saline Joniche, nel cuore della Zona Rossa di Montebello Jonico. Sono persone che vivono di poco, strette tra grandi necessità».