La riflessione dell’editore di Angelo Latella
Il calcio è innanzitutto uno sport tra i più amati e seguiti nel mondo.
Ventidue uomini (o donne) si muovono dietro un pallone, lo rincorrono, lo passano, lo tirano in porta, in poche parole lo calciano, lo prendono “a puntati”.
È lo sport dove il gioco di squadra ha un valore imprescindibile. Forse è proprio per questo che il calcio piace tanto.
Ieri in tantissimi abbiamo seguito la Nazionale, la squadra che unisce, unisce patriotticamente almeno.
Poi ci sono le unioni “provinciali” , noi reggini abbiamo la Reggina, in serie B , per il momento, ed è un grande traguardo la serie B per una città come la nostra.
Abbiamo anche giocato in A per diversi anni e quindi si potrebbe tentare di ritornarci, citando i desideri di un tifoso particolarmente “caldo” che così si esprimeva “prima che io muoia vorrei rivedere la Reggina in serie A” e perché no, magari tra le prime tre in classifica.
Il calcio comunque è passione, è lavoro, è commercio, è socializzazione. Il calcio è anche un’importante sostanza, si trova negli alimenti che mangiamo, nei latticini soprattutto ma è anche presente nell’acqua, non solo in quella di Del Piero.
Di calcio abbiamo bisogno per le ossa, per combattere e prevenire l’osteoporosi. Per finire c’è il calcio “in culo”, una pratica in via di estinzione, molto attuata nello scorso ventennio come strumento educativo immediato e universalmente comprensibile… anche se usato metaforicamente come minaccia: “ti mmeritavi na puntata nto culu” o “ti pigghiu a puntati nto culu” .
Con il progresso tecnologico e culturale il calcio “in culo” è stato sostituito da “stasera a letto senza cellulare”.