Le riflessioni dell’editore di Angelo Latella
Oggi riflessione profonda. Parliamo di mente e di senti-menti. Se, come diversi esperti affermano, la furbizia fosse un sottoprodotto dell’intelligenza, si potrebbe pensare la stessa cosa per il divertimento?Inquadrandolo come sottoprodotto della felicità? Analizziamo il tutto.
Essere furbi non certifica l’essere intelligenti, la furbizia dovrebbe essere un’arma da “usare” solo in determinate condizioni, circostanze, situazioni… per esempio quando dall’altra parte abbiamo a che fare con qualcuno che non è più intelligente di noi ma crede di esserlo… in questo caso potremmo essere giustificati, siamo stati furbi ma anche sottovalutati.
Per essere intelligenti o furbi dobbiamo comunque usare il cervello, allenare la mente.
Più complessa è la ricerca della “benedetta” felicità. Spesso la cerchiamo nei posti sbagliati, altre volte la confondiamo con il divertimento, con un successo, un traguardo raggiunto, un piatto di maccheroni… e Albano insegna.
Per me, comunque, il divertimento potrebbe essere l’anticamera della felicità, perché in qualche modo, chi si diverte ama la vita.
La felicità dunque è amore, ha a che fare con il cuore, per essere felici bisogna allenare il cuore, e la risposta a quel “chiedimi se sono felice” va cercata proprio lì, nel cuore, spesso colmo di fesserie, rancori, delusioni, che non fanno respirare l’anima, pardon, la felicità.
Per concludere, si può essere furbi e felici? Non è facile, direi.
Buona domenica a tutti.