Le riflessioni di Angelo Latella
Oggi mi sono sentito di dover riflettere sulla morte di Silvio Berlusconi. E ripeto, sulla sua morte. Che è morto, è vero, c’è stato un funerale, ci sono state riprese televisive, articoli, commenti, opinioni, certificati, Silvio Berlusconi è morto lo scorso 12 giugno.
Ovviamente sarà ancora con noi per tanto tempo, fin quando se ne parlerà, ogni volta che se ne parlerà, quando il suo nome apparirà su un quotidiano, su una bandiera, su una scheda elettorale, Silvio sarà presente.
C’è un sacco di gente invece che morirà una sola volta, perché “passato” il momento critico del dolore di chi li ha voluti bene, non se ne parlerà più.
Ed è giusto anche così. D’altronde Totò ha parlato di livella, la morte che livella, la vita invece è varia, difficilmente è uguale ad un’altra.
Berlusconi ha avuto funerali di stato, ha avuto le giuste attenzioni dei media, degli Stati esteri, delle tante persone che lo stimavano.
Non era un Santo, Silvio Berlusconi, ma nemmeno un grandissimo peccatore… ecco forse era un peccatore come tanti altri.
Ho letto cose, su Silvio, soprattutto nel mondo social, “raccapriccianti”, oltre alle tante ironiche e fuori luogo barzellette.
Mi sono chiesto? Come mai quest’uomo ha suscitato così tanto odio anche dopo la morte? Viene realmente temuto anche da morto? Cosa ha provato il tizio che gli scagliò in faccia la statuina del Duomo? E mi sono dato la risposta o se preferite, ho trovato la risposta.
Qualcuno, anzi più di uno, vorrebbe sostituirsi al Padreterno o magari dargli dei suggerimenti (pena la promozione dell’ateismo).
Quindi, come se Silvio fosse già stato condannato “giustamente” all’inferno, in tanti hanno cominciato a insultarlo e a gridare “Inferno a vita, a vita, a vita”!
Ma scusate, allora non è morto?