La comunità e Marcello Fonte, nell’Aspromonte del dopo guerra

Le riflessioni di Angelo Latella

La riflessione di oggi nasce dalla visione del film “Aspromonte , la terra degli ultimi”, andato in onda venerdì scorso su RaiTre.

Un film del regista Mimmo Colapresti , ambientato nella vecchia Africo, agli inizi del dopoguerra, anni 1950 più o meno.

Tra i tanti protagonisti il nostro Marcello Fonte, quarantaquattrenne reggino, infanzia da “arcoto” e già noto per aver vinto nel 2018, con “Dogman” del regista Garrone, il Premio Miglior Attore Protagonista all”European Film Awards.

Cos’è una comunità? È un insieme di persone che scelgono di collaborare tra loro, senza interessi di parte, senza manie di protagonismo, mettendosi a disposizione, appunto, dell’intera collettività, ognuno fa bene quello che sa fare.

Nel film abbiamo visto la “potenza” del gruppo, il vero volto dell’amore, il vero produrre a chilometro zero, il grano e la zizzania, la prepotenza e l’umiltà, la paura di morire ma anche di vivere, il coraggio e la voglia di migliorarsi, l’ingiustizia…che quando non è malleabile, può diventare legge, l’ingiustizia che non apre o non vuole strade.

Abbiamo visto anche tantissima solidarietà, pura, di quella che nasce dal cuore…non può esserci comunità senza solidarietà.

Conclusione? Sta scomparendo! La comunità è in agonia, rischia di non svolgere più alcun ruolo, prevale l’individualismo, spesso sciocco e povero di idee, avanza anche il mondo “social”, che ti fa credere di avere un mare di “contatti”, di amici, in realtà ci isola sempre più, ci rende apparentemente bisognosi di solo ossigeno. Riscopriamo la gioia del vivere in comunità, dell’essere comunità, che credetemi, potrebbe avere a che fare anche con il gregge…quello intelligente però, quello che ha capito dove si trova l’amore.