Le riflessioni di Angelo Latella
L’altro giorno mentre passeggiavo a Reggio, sul corso Garibaldi, ho incontrato una marea di gente che come me passeggiava, chi con un obiettivo e chi senza meta, gente che usciva o entrava nei negozi, chi spingeva un passeggino, chi teneva il proprio cane al guinzaglio, chi smanettava al cellulare.
Io mi sono limitato a guardare, a vedere, anzi a cercare volti felici, sorridenti… credetemi poca roba, tanta gente seria, pensierosa, direi triste.
Ed ho pensato anche al contrario, a girare la medaglia, ho pensato a me, come mi vedono gli altri?
E poi sono tornato con i piedi per terra. Cosa vuole la gente dalla vita, oltre l’amaro Lucano? Forse passeggiare potrebbe anche bastare.
E perché è triste? La gente è triste perché non ha capito che comunque vadano le cose, ci sarà sempre.
Ci siamo stati ieri e ci siamo oggi in terra, in carne e Spirito, ci saremo “un domani”, in cielo, in Spirito, ci saremo sempre, perché siamo fatti della stessa sostanza di Dio, di Spirito, di quella asintomatica materia che ritroviamo nei sogni, nei pensieri, nell’anima, per essere precisi. Siamo fatti soprattutto per abitare il cielo.
La vita nostra e di chi ci ha preceduto, ha un senso solamente se riuscissimo a prendere consapevolezza che il dono, il dono della vita, è eterno, non può finire, il nostro venire al mondo ha un perché, in parte misterioso, ma veniamo al mondo per restarci infinitamente.
Solo così torneremo a sorridere, non avremo più paura della morte, della malattia, della vecchiaia, nessuna sete di potere, nessun affanno.
“Dio creò distese di niente” canta Mina, e noi siamo nati per passeggiare sul niente, con il Padre accanto però, perché è del creatore del niente che abbiamo bisogno. Innamoriamoci del niente .
È niente un Padre che ci ha regalato una vita infinita? È niente l’amore?
Buon anno.