Le riflessioni di Angelo Latella
L’altro ieri è stata festeggiata cristianamente, “la candelora”, ossia la particolare ed essenziale bellezza della luce.
Quaranta giorni dopo il Natale, la chiesa ricorda la Presentazione al Tempio di Gesù, tradizionale liturgia che riguardava, nella normalità dei riti, tutti i nascituri.
Con la presentazione di Gesù, popolarmente definito, dal vecchio profeta Simeone, “luce del mondo” , prende spunto la funzione -benedizione delle candele, simbolo appunto di strumento al servizio di un Dio che si fa luce, e dove c’è luce non esistono le tenebre, non trova spazio il male.
Qualcuno conserva le candele della cerimonia, altri che sono rimasti senza, ostentano tristezza mentre il prete rassicura tutti: la candela è nel cuore.
Ognuno quindi è chiamato ad essere candela, ma mi raccomando, accesa!
Non serve a nulla una bella automobile chiusa in garage, non serve a nulla una lussuosa collana in cassaforte, non serve a nulla una candela che non fa luce.
Difendiamo la luce, dal vento, dalle piogge e da tutte le intemperie che potrebbero arrivare. Sforziamoci di rimanere accesi e in buona luce, in vista.
E poi? Poi , quando tanti altri saranno candele accese, potremmo desiderare la stessa cosa di Simeone: “Ora chi vitti, ora chi viu, pozzu puru muriri”.