Girano senza meta per le città, senza nessun punto di arrivo con il loro fardello sulle spalle che contiene tutti i loro averi ma anche i ricordi tristi del passato. Sono i senzatetto, gli emarginati, coloro che nella vita, quella che stanno affrontando, hanno perso la speranza di pensare ad un futuro migliore di quello attuale.
Vagano per le vie dei centri abitati con indosso indumenti spesse volte trovati rovistando tra la spazzatura, qualche volta donati da qualcuno che ha proteso la mano per cambiare il loro aspetto, quello esteriore almeno, in meglio.
Già, perché il dramma da loro vissuto, come quello di vivere una vita non vivibile che li ha portati a diventare ciò che sono, lo portano nel loro intimo, nel bagaglio del loro animo tra i ricordi di un trascorso che li ha visti protagonisti involontari di quel che è stato.
Un passato costituito da privazioni e tanta, tanta sofferenza che li ha proiettati a girovagare incessantemente tra mille incognite per le vie di città sconosciute.
Ognuno con la propria storia, con la compagna infernale di viaggio qual è la disperazione, con il loro nulla e un guardare avanti nell’arco del tempo che li vede lottare a sopravvivere alla giornata fatta di elemosina, a volte di alcol e la speranza di trovare un giaciglio dove trascorrervi la notte o avere la fortuna di essere assistiti dalle associazioni di volontariato e religiose che si prodigano nel dare aiuto.
Coperte stese in terra e cartoni che si muovono nelle notti nei luoghi più disparati rivelando al loro interno presenze, forme di vita che rimangono senza volto e senza identità.
La povertà non ha colore e non conosce confini. Essa è in giro per il mondo sotto diverse forme e la si vive come parte integrante di una società che a volte, spesse volte, passa tra l’indifferenza di molti o anche con uno sguardo freddo che li fa sentire ancora più emarginati e più soli nel vivere il loro dramma.
Sono i senza fissa dimora, anime sole e disperate che vagano con il loro fardello, compagno inseparabile di mille avventure e di altre ancora.
Guglielmo Rizzica