Il coinvolgimento di persone negli incidenti stradali comporta lesioni, spesso anche gravi., soprattutto agli arti inferiori. L’incidenza delle fratture dei condili e del plateau tibiali è pari a quella della frattura della rotula. Il meccanismo lesivo tipico della frattura del piatto tibiale è l’urto contro il paraurti di un auto o la caduta dalla moto che determina una sollecitazione compressiva ed in valgo.
Altri meccanismi lesivi comuni sono il trauma diretto del ginocchio contro il cruscotto dell’automobile oppure da schiacciamento da un oggetto pesante come la moto stessa.
La classificazione radiografica distingue semplicemente queste fratture composte ,con infossamento o con fissurazione-infossamento.
Nella maggior parte dei casi le fratture del piatto tibiale sono relativamente composte. I sintomi classici sono evidente tumefazione del ginocchio con manifesta iperalgia spontanea ed impotenza funzionale completa.
Il trattamento , pertanto , varia a seconda del tipo di frattura.
In quelle composte senza infossamento di solito è conservativo, nell’immediatezza si effettua l’artrocentesi (aspirazione dell’ematoma ), si applica una fasciatura compressiva e si immobilizza l’arto in tutore gessato o ginocchiera rigida con assoluto riposo per circa 15 giorni; a seguire si concederà la deambulazione con carico sfiorante e l’inizio di esercizi di contrazione quadricipitale.
A distanza di circa 4-6 settimane di adeguata chinesi quadricipitale si aumenterà gradualmente il carico così da consentire il progressivo abbandono delle stampelle, cosa che avverrà completamente intorno alla 8° -10° settimana.
Nel 30-40% circa delle fratture del piatto tibiale, in quelle scomposte e/o con affossamento si rende necessaria l’ostesintesi con placche e viti.
Il recupero segue anche in questi casi il protocollo riabilitativo precedente.
(studio Medico 0965 312369)
del dott.Michele Biancorosso – Ortopedico e traumatologo
Istituto del Mezzogiorno GIOMI di Reggio Calabria