di Grazia Candido (foto Antonio Sollazzo) – Ci accoglie in camerino con un sorriso nonostante la fatica di un tour de force dopo due spettacoli consecutivi che hanno registrato un meritato pienone, per scambiare quattro chiacchiere sulla sua moderna interpretazione de “Il fu Mattia Pascal”, prodotto dal Teatro Ghione di Roma. L’attore bergamasco Giorgio Marchesi che ieri sera, insieme al pubblico del teatro “Francesco Cilea” ha spento 51 candeline, protagonista della fiction su Canale 5 “Le onde del passato”, è riuscito a portare in scena uno spettacolo raffinato snocciolando uno dei testi più belli del drammaturgo siciliano Luigi Pirandello.
Hai dato una nuova veste ad uno dei capolavori della letteratura del secolo scorso. Come è nata l’idea?
“Ho cercato di renderlo un po’ più vicino ai nostri tempi, anche se ho scelto un non tempo. Ci sono delle assonanze con la nostra quotidianità e ho voluto fare una lettura rock and roll, energica rispetto ad altre più tradizionali, ma altrettanto valide. Sentivo la necessità di dare una sorta di energia ad un testo che viene un po’ visto dalle nuove generazioni come una cosa stanca, lenta, triste. Invece, secondo me, la fortuna di un racconto di qualcuno che ha vissuto questa esperienza molti anni prima, è interessante e riprenderla oggi, con ironia, può suscitare coinvolgimento”.
In sala ci sono molti studenti, a loro cosa vuoi dire?
“Dico che i classici non sono così tremendi. Nei classici, possiamo trovare tante cose che ci riguardano e vanno soprattutto reinterpretati da loro. Per esempio, la Monaca di Monza oggi chi sarebbe? Dove si può trovare Renzo o Lucia? Quante volte siamo Mattia Pascal e quante volte sui social facciamo vedere Adriano Meis? Questo rapporto con la realtà, ce li rende molto più interessanti”.
Quindi, sei pronto per metterti in gioco con un nuovo classico della letteratura?
“Tra gli obiettivi che abbiamo, c’è anche questo. Troveremo il modo di farlo, dobbiamo conciliare i vari impegni”.
Teatro, tv, cinema, se ti chiedessi di scegliere?
“Il teatro ti dà un rapporto con il pubblico anche perché ogni spettacolo è diverso e vi è una interazione diretta. Girando l’Italia, ci sono pubblici diversi e la meraviglia è proprio questa però, vince su tutto la qualità del progetto che porti a teatro”.
A Reggio Calabria che ti ha accolto con tutto questo calore e affetto, vuoi lasciare un messaggio?
“Reggio Calabria è di una bellezza incredibile. Il messaggio lo lascio a me stesso: devo tornare con calma in questa splendida città”.