Tre libri composti da altrettanti autori per descrivere il loro amato luogo di nascita. Tre orticiani doc che hanno voluto rivolgere alla loro terra un tributo per avergli fatto trascorrere un periodo della vita legata alla prima fase di crescita davvero indimenticabile.
Biagio D’Agostino . Nino Guarnaccia e Antonino Polimeni descrivono nelle opere i posti che li hanno visti protagonisti in tenera età in un mix di emozioni tracciando, ognuno in maniera diversa dall’altro, in maniera eccelsa tra storia, storie e narrativa, i periodi più significativi che parlano di Ortì.
Il primo, “Da Motta Anomèri ad Ortì”, scritto da Biagio D’Agostino, è un saggio che documenta le origini e la storia di questo affascinante centro collinare situato a pochi chilometri di distanza da Reggio Calabria.
Un libro che ha visto l’autore ritrovarsi nel ruolo di “ricercatore” storico-culturale che lo ha visto immerso con determinazione tra i vari documenti trovati tra date ed eventi accaduti per approfondire i passati storici del luogo riuscendo a risalire alle antiche denominazioni e dominazioni che hanno interessato il borgo dal ‘300 ai giorni nostri.
Una raccolta documentale sicuramente impegnativa per il D’Agostino che è arrivato a tracciare i diversi nomi con cui veniva conosciuto Ortì.
Da “Mesa Nova” poi “Motta Anomèri” luogo in cui sorge da sempre l’imponente rocca di Montechiarello, luogo in cui sorgeva il campo di golf internazionale, fino ad arrivare al nome attuale di Ortì.
“Un miracolo ad Ortì” è invece un bellissimo romanzo in cui l’autore, il Guarnaccia (già autore di altri volumi “Ricordi di un mondo ormai scomparso”, “Un alpino venuto da Ortì” e “Borgo Santa Lucia”) nel raccontare le vicissitudini del posto è fortemente immerso nei diversi stati d’animo che esprimono palesemente il suo profondo amore verso la propria terra.
Nostalgia, rabbia per la situazione che vede l’amato paese sempre più spopolato e straordinaria creatività trascinano il lettore verso una lettura appassionata tra situazioni fantastiche e ricordi ormai lontani in un passionale scritto in cui si narra di tempi in cui era profondo il rispetto verso gli altri e forte l’accoglienza verso i bisognosi.
Antonino Polimeni invece con “Ortì, storia e storie”, dalle origini ai giorni nostri, racconta di aver potuto comporre l’opera grazie ai tanti ricordi incamerati fin da bambino (quando ascoltava la gente anziana del paese nei loro racconti) tenuti e conservati gelosamente nell’animo tanto tempo fino ad oggi.
Un libro (donato dall’autore all’Archivio di Stato di Reggio Calabria) in cui storicamente si parla di Motta Anomeri, dei vari periodi che passano dal brigantaggio, al miracolo di San Rocco del 1748, ai devastanti terremoti del 1783 e 1908 che hanno segnato fortemente il passato di Ortì, alla fondazione della banda musicale avvenuta nel 1873 grazie ad Alessandro Santamaura, fino all’incisivo fenomeno dell’emigrazione che ha portato ad un lento, progressivo e triste spopolamento del borgo.
Belle anche le storie con i suoi personaggi che vedono protagonisti “Ursuluzza” (Orsola Aricò), “Natali u fraviu” (Natale Spanò) e tanti altri che hanno lasciato un ricordo indelebile nel cuore di molti come Enzo Saccà, uomo di riferimento in ambito sportivo, politico e sociale di Ortì a cui è stato intitolato il campo presente ad Ortì Inferiore.
Un bel libro sicuramente da leggere, come i precedenti due, in cui sono contenuti tanti ricordi genuini che raccontano della vita semplice di tutti i giorni di questo eccezionale Borgo posto a pochi chilometri da Reggio Calabria. Dei “…lampi di luce” che la gente viveva con tanta felicità e altrettanta spensieratezza mentre oggi, come cita un brano del volume: “invece…le illusioni sono finite, il paese langue e l’unica cosa che possiamo fare è di raccontare storie d’altri tempi…”.
Ciò che accomuna gli autori dei libri, ma anche di tanta gente del posto emigrata per lavoro, è lo stesso amore provato verso questo bellissimo luogo. Un Borgo situato a circa 650 slm chiamato “Balcone sullo Stretto” per gli straordinari scenari che riesce a regalare dalle sue colline che conservano da sempre lo stesso fascino di un tempo.
Guglielmo Rizzica