Le riflessioni dell’editore di Angelo Latella
Quando ero ragazzino, diciamo una quarantina d’anni fa, il desiderio di tanti nonnini era quello di preparare al meglio l’ultimo viaggio.
Al primo posto ovviamente la scelta del vestito, elegantissimo. A seguire il carro funebre che aveva ormai preso il sopravvento nei colori e nella marca: blu, grigio, metallizzato, Mercedes… al terzo posto “la lapide”, con marmo di Carrara e scritte in porcellana.
La più sognata, comunque, a sostituire il carro, rimaneva l’affascinante carrozza trainata dai cavalli.
La goduria raggiungeva poi il culmine quando bisognava stabilire il numero dei cavalli, poiché più cavalli c’erano a trainare, più “importante” era il defunto.
Tante volte il desiderio del nonnino non si realizzava, soprattutto per motivi economici, avere la carrozza con tanti cavalli costava parecchio anche se, eccezion fatta per alcuni parenti, il desiderio del nonnino andava rispettato ugualmente e quindi ci si indebitava anche.
Oggi invece guardate che enorme disparità, i nonni sognano un funerale “a tumulazione avvenuta”, dove i parenti, affranti dal dolore, non vengano disturbati, ma possano addolorarsi liberamente.
Comunque e’ un sogno che ha preso piede durante l’ondata Covid.
E magari, a seguire, la cremazione, per evitare continue o rare passeggiate al cimitero.
D’altronde se gli uomini non riescono ad amarsi in vita perché dovrebbero farlo in morte?
Ma ditemi, l’attuale “a tumulazione avvenuta” è sempre un desiderio del defunto? O c’è qualche zampino?
“A questo non lo voglio vedere nemmeno nel manifesto”, rimane sempre un desiderio del defunto? Come se ci fosse la certezza che da morti si possa leggere il manifesto?
O è un modo per continuare a “di-mostrare” la nostra cattiveria anche oltre la vita terrena?
Ricapitolando. Viviamo in un mondo dove si è infelici a dodici anni, dove il suicidio si conferma una scelta sempre più convinta e coscenziosa per superare “definitivamente” ogni difficoltà (sarà vero? Siamo certi che aldilà non ci sia un Dio che ci dica “perché mi restituisci un dono così bello?”)… è facile pertanto attribuire all’insano gesto un problema di salute mentale, era depresso, era indebitato, aveva il cervello roso dalla droga.
Conclusioni. La bellezza e il senso della vita non sono facili da spiegare, figuriamoci da capire.
Mio nonno voleva il mazzo delle carte napoletane dentro la bara. I nostri nipoti cosa vorranno? Il cellulare e tanti giga?
Buona domenica e ricordate, per avere rispetto della morte e dei morti, è necessario innanzitutto rispettare la vita e i vivi. Chi rispetta la vita, inconsciamente l’ama.