Chi vive a stretto contatto con il mare sa bene che oltre ad amarlo per ciò che esso riesce a regalare bisogna, sempre e comunque, portargli doveroso rispetto.
“Ntò mari non avi taverna” dice un detto antico spiegando appunto il fatto come “nel mare non esista taverna” cioè rifugio dove ripararti dalle sue particolari condizioni metereologiche.
Lo sanno bene gli addetti ai lavori che con l’elemento azzurro hanno instaurato un rapporto diretto nel loro vivere quotidiano. Come i pescatori ad esempio, che da esso traggono risorsa per poter vivere lavorando giornate intere solcando le onde di ciò che loro tanto amano e temono allo stesso tempo.
Da sud a nord della provincia di Reggio Calabria diverse generazioni di pescatori hanno dovuto da sempre tener presente delle condizioni meteo in cui si presenta il mare per poter effettuare le loro battute di pesca.
Venti forti di scirocco provenienti da sud ma anche venti di tempesta con provenienti da nord hanno suscitato apprensione nella popolazione della gente di mare soprattutto di quanti vivono con le abitazioni che affacciano a pochi metri da esso.
E il caso di molte località del litorale tirrenico che, a causa di una lenta ma inesorabile erosione costiera, ha visto ridurre sempre più l’ampiezza delle spiagge (anche sulla fascia ionica il problema è da tempo esistente) e, di conseguenza, la distanza tra il mare e i centri abitati.
Condofuri, Palizzi, e altre spiagge poste a sud di Reggio Calabria ma anche Scilla, Favazzina e Bagnara (come si vede nelle ultime due fotografie) a nord della città Metropolitana dello Stretto non vivono delle giornate tranquille in caso di previsioni meteorologiche con forti venti.
Per la loro particolare collocazione geografica località come Scilla (ma anche ripetiamo quelle di Favazzina e Bagnara!) e, soprattutto, gli abitanti del suo bellissimo quartiere di Chianalea, hanno da sempre vissuto momenti di paura per le violente mareggiate che si sono verificate.Una su tutte sembra essere sempre viva nel ricordo dei residenti di Scilla.
E’ stata la tempesta che si verificò proprio a cavallo tra la fine del 1979 e l’inizio del 1980.
La data del 31.12.1979 segnò dunque per gli scillesi un capitolo di storia che mai potranno dimenticare. Momenti di impotenza, di sconforto ma anche di tanta paura si impadronirono della gente del luogo che in quel momento tra un brindisi veloce e la messa in sicurezza dei loro averi si apprestava a lasciare le proprie abitazioni per trovare accoglienza altrove.
Barche tirate sulle strade, macchine distanti dalla Marina Grande, altro quartiere, e protezioni alle finestre erano state le precauzioni della gente del posto. Sembrava doversi vivere infatti il tutto come una “consueta” mareggiata, una di quelle che investe tutto e tutti lasciando le solite visioni di sempre.
Quella notte invece non fu così e lo si intuì quando il simbolo che rappresentava essere una vera protezione per il quartiere di Chianalea e non solo, con le sue barche e le sue caratteristiche abitazioni che guardano sul mare, venne completamente distrutto dalla violenza incredibile delle onde.
Il molo del porto, simbolo di sicurezza per molti, si sgretolò sotto i ripetuti colpi violenti del mare che con le sue onde altissime (si racconta alcune alte anche oltre i venti metri) inghiottì nei suoi fondali i resti del muraglione aprendo il passaggio all’impeto della mareggiata, a quella tempesta che quella notte lasciò un segno indelebile nell’animo degli abitanti del posto.
Altre volte si sono succeduti simili eventi con la violenza del mare che ha imposto la sua potenza in questi posti ma mai come quella sera di fine 1979.
Località queste che nonostante tutto mantengono sempre il loro immutato fascino turistico calate tra storia e affascinanti leggende con i loro posti incantevoli che riescono a richiamare a sè migliaia di turisti accolti dal calore della popolazione di questi luoghi sempre pronta a raccontare di vicende passate legate all’elemento mare che da sempre riesce ad incutere loro tanta paura ma anche di suscitare tanta ammirazione, tanto rispetto e infinito amore.
Guglielmo Rizzica