Perfetta e originale rilettura di Marchesi de “Il fu Mattia Pascal”

di Grazia Candido (foto Antonio Sollazzo) – Una rivisitazione perfetta che mantiene appieno l’originale opera pirandelliana, pietra miliare della letteratura italiana “Il fu Mattia Pascal”.

Ieri pomeriggio in un teatro “Francesco Cilea” gremito (idem per la replica della sera), la Polis Cultura del direttore artistico Lillo Chilà incassa una doppia standing ovation grazie alla coinvolgente rilettura di Pirandello, portata in scena da un bravissimo e magnetico Giorgio Marchesi. In un immaginario paese della Liguria, Miragno, si svolge la storia di Mattia Pascal, un uomo capace di reinventarsi due volte, nonostante le vicissitudini della vita. In circa 80 minuti, il pubblico è letteralmente catapultato in un passato reso assolutamente attuale grazie alla magistrale ed impeccabile interpretazione di Marchesi che, nei panni prima di Pascal e poi di Adriano Meis, mostra senza indossare maschere, i personaggi con le loro forze e fragilità. Come un moderno cantastorie, in frac bianco ed anfibi, traccia passo dopo passo, la storia di una umanità alleggerendo le sovrastrutture del testo e mettendo anche in risalto, l’ironia e il divertimento tipico della scrittura dell’autore siciliano. In sala, sono presenti anche molti studenti del Liceo Classico “Tommaso Campanella” con la docente Tiziana Biondi, colpiti dall’architettura drammaturgica vivace di una messa in scena estremamente contemporanea.

La bravura di Marchesi che ne cura anche la regia con Simonetta Solder, è indiscutibile, riesce comodamente a camminare tra il passato e il presente grazie alle musiche del maestro Raffaele Toninelli al contrabbasso che, nel finale, trasforma la massima culla dell’arte reggina in una discoteca per la temporanea libertà riacquistata dal protagonista.

Gli applausi sono scroscianti, segno della riuscita di un ardito progetto di rendere attuale l’opera di un mostro sacro senza stravolgerne il testo. Sicuramente, non è da tutti riuscire a cambiare continuamente registro passando dal tragico al comico, dal drammatico al farsesco, ma Marchesi lo fa con naturalezza, come se quell’abito che indossa ce lo avesse da sempre, catturando ogni spettatore e premiando chi ha creduto che portare a teatro i classici, non sia una pazzia ma una necessità per rifocillare l’anima, per riacquistare la propria identità oggi persa dalle maschere virtuali. E questo, la Polis Cultura lo ha capito vincendo ancora una volta, la sfida.