Le riflessioni di Angelo Latella
Siamo nel clou del Carnevale e la mente mi riporta ai tanti ricordi dei Carnevali passati, cinquanta e più anni di storia, che per alcuni aspetti non si ripeterà più.
Non c’erano i negozi cinesi e nemmeno il commercio online. Le sarte si chiamavano mamma, zia, nonna e a loro toccava “creare” il vestitino per carnevale, pensando a Zorro, a Arlecchino, a Regine e Principi.
E quando non c’era la sarta, ci si arrangiava, soprattutto i più grandicelli, i quasi maggiorenni, con vecchi vestiti e parrucche fallocche si “travestivano” per non essere riconosciuti quando si presentavano a casa di amici e parenti a caccia di polpette, dolci e liquori…per questo le prime sbronze coincidevano quasi sempre con le feste di Carnevale.
A Pellaro poi, c’era una certa cultura carnevalesca, in tanti venivano coinvolti nella realizzazione di carri allegorici e festival canori.
E come dimenticare il maggior artefice di tutto ciò, Vincenzino Latella, chiddu di pisci, che amava il Carnevale più di ogni altra cosa.
E oggi? Si spazza tra forme di cretinaggine acuta, con bombolette di schiuma da barba da spruzzare ai passanti, e forme di cortei organizzati “ordinati e in fila”, a rendere seria la più pazza delle feste, poveri noi, anche gli scherzi stanno perdendo punti.