Cu vai ‘o mulinu, si ‘nfarina

Detti e proverbi calabresi liberamente narrati da Angelo Latella

La traduzione “chi va al mulino, s’infarina”.

Proverbio dal doppio senso. Nel primo caso vuole significare un qualcosa che accade, e che non puoi modificare, perché è la conseguenza di un’ altra azione, di una situazione già esistente… ti sporchi di farina perché nel mulino la trovi dappertutto.

Nel secondo caso sposta l’attenzione nella responsabilità delle proprie scelte, “sai già a priori che se facessi quella cosa, avresti quelle consegue”, insomma fa un po’ di riferimento all’altro proverbio simile: “cu vai cu zoppu, zoppia”.

E volendo possiamo chiudere con ironia. Incontro spesso, ripeto spesso, al bar, uomini con i vestiti sporchi di pittura o di olio, di grasso, come se facessero gli imbianchini o gli operai meccanici e fossero in pausa caffè. Mi sorge spontanea la domanda? E se fingessero? Se fossero sempre e solo in pausa caffè?

Se mascherassero il loro disagio da disoccupati o addirittura da mantenuti, indossando divise falsamente sporche per far credere di essere lavoratori?

E qui subentra l’altro proverbio “l’abito non fa il monaco, figuriamoci l’imbianchino”.