La riflessione dell’editore di Angelo Latella
Oggi è la domenica delle Palme, quella che precede la Pasqua ma non è mia intenzione parlare dell’aspetto spirituale, per lo meno non direttamente.
I cudduraci, dolci tipici del periodo pasquale, in particolare del reggino, nascono come una semplice “cuddura” (da qui il nome, in italiano sarebbe ciambella) di pane al quale si aggiungevano, come ad incastrarle nell’impasto, delle uova con tutto il guscio, il calore del forno li faceva rassodare durante la cottura.
Era la colazione e addirittura il pranzo, per diversi giorni, che i pastori e i contadini portavano con se quando non prevedevano di rientrare a casa nell’immediato.
Con l’arrivo dello zucchero, il pane è diventato dolce, arricchito dallo strutto, dalle uova e da qualche profumo della buccia di agrume…ma la rivoluzione del cuddurace è proprio quella della forma, viene abbandonata la classica cuddura per dare spazio a “cuori, cestini, colombe, pesci, intrecci…”.
Tutto ciò guardando però alla Pasqua. Il cuore simbolo del “raduno” dell’amore, la colomba simbolo della pace, i pesci simbolo del mare che si ritrae per salvare gli egiziani, il cestino e le uova simbolo del raccolto abbondante, simbolo del passaggio alla vita.
Quale festa può essere testimone più grande della potenza dell’amore?
Con la Pasqua l’amore vince perfino la morte. E perciò più uova si mettevano nel cuddurace a forma di cuore e più grande era l’amore che la fidanzata provava per il fidanzato, il quale ricambiava con un grande agnello realizzato con il marzapane…
Ecco cos’è la Pasqua, l’amore che si fa cuddurace, pace, la Sua pace, il Suo amore.