Detti e proverbi calabresi liberamente narrati da Angelo Latella
Le parole “volano”, vengono portate via dal vento…e non le trovi più. Continuiamo a trattare l’argomento “parole” anche questa settimana, dopo aver parlato, nella scorsa, di “parole da non dire”.
Più che di un proverbio vero è proprio, si tratta di un detto. Significa che molte persone, alle parole, non fanno seguire i fatti, spesso rinnegando quanto detto o promesso.
Vengono apostrofate come “buccazzari” ossia come persone che parlano molto (vantando capacità e doti particolari) e poi non producono nulla.
Il termine veniva usato, anticamente, per apostrofare l’importanza di quanto detto, che era considerato come un contratto, che non essendo “scritto” si basava sulla fiducia e sull’onore di chi prometteva apertamente (e solo verbalmente).
In alcuni ambienti, certi argomenti si chiudevano con una stretta di mano e la classica frase “parola mia, cumpari!” , a voler sottolineare che quanto detto fosse simile ad un contratto. In caso di insuccesso veniva poi definito con “non è omu di parola”. Il detto comunque, può trovare ampia considerazione nel campo della grande progettazione: non si può progettare e programmare, a voce, qualcosa di grande.
Per molte cose serie e importanti, sono necessarie regole e norme…i contratti aiutano, le parole, oltre a poter “volare”, creano incomprensioni, confusioni, pregiudizi.