Impossibile perimetrare area assegnata con “dispositivi antisfondamento”

Il Covid-19 ha sino ad oggi graziato la nostra città e più in generale i territori meridionali che sono stati solo lambiti dai tragici effetti della pandemia e della conseguente emergenza sanitaria.

Non siamo però stati così fortunati con un altra pandemia: quella economica. Il lockdown prima e le regole imposte dopo l’apertura per il contenimento della diffusione del coronavirus, hanno colpito duramente la nostra già prostrata economia. La gran parte delle attività commerciali lamenta cali di fatturato tra il 40% e il 60% rispetto agli stessi mesi del 2019.

Tra le categorie più colpite sicuramente ci sono i pubblici esercizi: bar, ristoranti, pizzerie, pub, lidi che annaspano tra le ferree e giuste regole del distanziamento, la minore predisposizione alla spesa da parte dei cittadini dovuta alla crisi e la netta diminuzione della clientela.

In un quadro drammatico e sconfortante come questo, -afferma il presidente Confesercenti Reggio Calabria, Claudio Aloisio- ci si aspetterebbe un supporto concreto da parte dello Stato e delle sue articolazioni intermedie quali i Comuni.

Purtroppo, a Reggio Calabria, troppo spesso le buone intenzioni si scontrano con richieste improponibili o regolamenti restrittivi, francamente incomprensibili dato il momento.

Nello specifico un’iniziativa positiva come quella di dare la possibilità di occupare gratuitamente il suolo pubblico, compreso quello destinato ai parcheggi prospicienti alle attività commerciali, si è trasformata in un incubo di impossibile realizzazione.

Nelle concessioni rilasciate, infatti, si richiede di perimetrare l’intera area assegnata, con “dispositivi antisfondamento omologati del tipo New Jersey”.

Per chi non lo sapesse questi dispositivi, realizzati in materiale cementizio, sono più o meno come quelli presenti in autostrada: ogni elemento, di norma, è largo sessanta centimetri, lungo un metro, pesante quattrocentocinquanta chili e costa non meno di 400 euro.

Facciamo due conti con un esempio: un piccolo bar, per perimetrare un’area di cinque metri di lunghezza per due di larghezza, poco più di un posto macchina, dovrebbe acquistare nove di questi dispositivi, per altro di difficilissima reperibilità, farseli consegnare e montare, per una spesa di almeno 4.500 euro. Come se non bastasse, poi, questi dispositivi dovrebbero essere messi DENTRO l’area assegnata quindi i cinque metri per due si ridurrebbero a quattro metri e quaranta per uno e quaranta.

Non crediamo ci voglia un genio per capire che diverrebbe antieconomico per chiunque affrontare una spesa e un impegno logistico simile solo per avere uno spazio che, dovendo rispettare le misure di distanziamento, potrebbe ospitare al massimo due tavolini da due posti l’uno.

In questi giorni, tutti gli imprenditori che hanno avuto i permessi ma, per i suddetti motivi, non hanno potuto ottemperare alle richieste di perimetrazione, hanno ricevuto la comunicazione di sospensione della concessione con l’obbligo di mettersi in regola entro dieci giorni pena la revoca. Una cosa che, come evidenziato, non potranno mai fare.

Si tratta di centinaia di aziende che stanno cercando con le unghie e con i denti di non chiudere, di continuare a dare occupazione e di fornire in sicurezza il miglior servizio possibile ai cittadini in una situazione di estrema difficoltà.

La possibilità che gli sia impedito di svolgere, di fatto, la loro attività in un momento del genere è una cosa inaccettabile e inconcepibile.

Non è questo il modo di supportare tante imprese allo stremo, non è questo il modo di affrontare una crisi senza precedenti figlia di una situazione straordinaria che, proprio per tale motivo, dovrebbe prevedere soluzioni straordinarie e grande flessibilità.

Per tale ragione chiediamo al Sindaco un incontro urgente per concordare delle soluzioni condivise che tengano conto della sacrosanta necessità di sicurezza ma anche della fattibilità delle azioni da attuare per garantirla.