Le riflessioni di Angelo Latella
In Italia sono più di centomila i “senzatetto”. In media, con il freddo, ne muore uno a settimana, di solito durante il sonno.
Chi è un senzatetto? Innanzitutto è una persona, uomo o donna, che in seguito ad un qualcosa che gli accade (scatta) nella “normalità” della vita, sceglie appunto di cambiarla, sceglie di vivere (per modo di dire) senza alcun avere, senza alcun dipendere, senza alcuna responsabilità, senza relazioni umane, salvo quelle necessarie per continuare a respirare : i fornitori di cibo.
Il senzatetto, comunemente definito “senza fissa dimora” o clochard, è quindi una creatura umana che dimostra apertamente la propria difficoltà a vivere normalmente, rinuncia ad adattarsi ai modelli di vita più comuni, rinuncia soprattutto agli affetti familiari, parentali e amicali.
Forse per il sorgere di una bruttissima depressione o per un malessere simile? Forse per l’incapacità o la paura di “farla finita per sempre” ? Forse per un coraggioso “consegnarsi” alla bontà di altri… perché “vive” chiedendo l’elemosina (per mangiare o ubriacarsi), cura superficialmente la propria igiene e trascorre le notti al freddo e gelo, sotto i portici, coperto da cartoni.
Riflessioni. Il senzatetto potrebbe quindi aspirare a vivere come un eremita, se solo avesse fede? Potrebbe essere considerato un “reale poveretto”, che incapace di rendersi autonomo, trova alloggio e ospitalità in strutture caritatevoli? Ma cosa vuole dirci realmente un senzatetto? Lasciatemi in pace, non voglio essere aiutato? Che la vita è ugualmente bella se riuscissimo a mangiare lo stretto necessario per poter respirare? Pensandoci bene, potrebbe non avere torto.
Conclusione. Il senzatetto è simile a chi ha un serio disturbo mentale e non può far fruttare i “talenti” ricevuti in dono. Il senzatetto non è privo di anima, per intenderci, magari è deluso dalle anime degli altri, e potrebbe avercela esclusivamente col Creatore. Respira isolato, come un vegetale…in attesa di un nuovo miracolo, che gli ridia una vita diversa da come la vede, con la voglia e la capacità di amare, di stare in mezzo agli altri. Sono più di centomila, i figli di Dio tristi, che non riescono a Vederlo in nessuno degli altri, nemmeno in se stessi.