La Pasquetta al ristorante? Perché?

Le riflessioni domenicali di Angelo Latella 

Senza nulla togliere all’alto e nobile riconoscimento di chi comunque lavora, e mi riferisco ai ristoratori, la mia riflessione di oggi riguarda soprattutto la Pasquetta e non la professione culinaria.

La Pasquetta è la festa dei cristiani cattolici, dei fedeli, dei credenti, che gioiscono per la resurrezione di Gesù.

Questa gioia porta (o forse portava) a scendere in piazza, a correre tra i prati, a gridare, a esultare, a mangiare tutti insieme, alla buona, “quello che c’è”, e soprattutto a condividere, a condividere l’enorme felicità per un evento così grande, liberatorio, stravolgente.

La resurrezione del Cristo conferma la presenza e l’intercessione di un Dio Uomo e Spirito, conferma un oltre dopo la morte, conferma quel “Vado a preparare un posto…”.

Al ristorante si va spesso per tanti motivi, io ci vado volentieri e sporadicamente di domenica a pranzo, ma non è certamente un posto sconosciuto, è difficile trovare il Cristo seduto al tavolo di fianco.

Allora? Va benissimo il ristorante per chi non vuole incontrare Dio, per chi approfitta della festa dei credenti per continuare a elogiare la propria pancia, ma lasciatemi essere un tantino cattivo: chi non crede, il giorno di Pasquetta, potrebbe starsene tranquillamente a casa, è un lunedì come tanti altri e… è un lunedì come tanti altri anche per i credenti, per quelli che festeggiano sotto un “peri i luvara”, in strada, in garage, insomma in famiglia, il credente è colui che gioisce sempre, lunedì, martedì, mercoledì e si chiama Tommaso.