La situazione è drammatica

La situazione è drammatica. Lo ripetiamo ormai da mesi fino allo sfinimento, consci di rischiare la ripetitività ma convinti, oggi più che mai, che sia questo il nostro ruolo: dar voce a chi si sta caricando sulle proprie stremate spalle gran parte dei costi economici di una crisi senza precedenti.
Il tessuto imprenditoriale e commerciale metropolitano e, più in generale, quello del nostro Paese è ormai al collasso, pericolosamente vicino a un punto di non ritorno.

L’assoluta maggioranza delle attività commerciali e produttive lamentano cali di fatturato insopportabili già in una situazione di normalità, figurarsi nel nostro territorio dove ben prima della pandemia si era alle prese con una crisi, iniziata nel 2008, dalla quale non si è mai veramente usciti.
Non c’è comparto che non sia colpito da questa contrazione della spesa che ha portato nel corso degli ultimi due anni ad una perdita di almeno 200 miliardi di consumi.

A questo aggiungiamo la ripartenza, l’unica vista finora in luogo di quella economica tanto sbandierata e attesa, della macchina tributaria quasi che fosse tutto tornato alla normalità e non ci trovassimo ancora nel pieno dell’emergenza pandemica, e un aumento “monstre” dell’energia il cui costo è rincarato in maniera abnorme con una tendenza al rialzo prevista pure nel 2022.
Anche il Decreto Sostegni Ter appare da una prima lettura e in attesa dei decreti attuativi inadeguato ma, soprattutto, con una dotazione di risorse insufficiente.
Possono mai bastare i 200 milioni del Fondo per il rilancio delle attività economiche di commercio al dettaglio? Chiaramente no. Sono una goccia in mezzo al mare di perdite che il comparto ha subito e anche le altre misure previste, ad esempio quelle per il settore turistico, sono largamente insufficienti.

Non possiamo continuare silenti a guardare la disgregazione delle attività economiche dell’area metropolitana. Vogliamo e dobbiamo, invece, essere interpreti del malessere di tantissimi imprenditori che non hanno più certezza del futuro e cercano, con sforzi immensi, di rimanere a galla nel presente.

Ecco perché abbiamo intenzione di attuare una protesta simbolica seguita dalla richiesta di un incontro col Prefetto, in quanto massimo rappresentante dello Stato nel territorio, al quale consegneremo un documento contenente una serie di proposte per supportare concretamente le imprese.

Chiediamo agli imprenditori e gli esercenti reggini, in un giorno che comunicheremo a breve, di spegnere le luci delle insegne e delle vetrine delle proprie attività per dieci minuti a partire dalle ore 19:00 in punto. Un segno di protesta pacifico che possa far vedere tangibilmente quello che, continuando di questo passo, si sta rischiando: la desertificazione commerciale e produttiva delle nostre città.

Un segnale che partirà dalla provincia più povera d’Italia per affermare i diritti di coloro che ogni mattina, rischiando del proprio, contribuiscono a creare ricchezza e occupazione.

Al contempo facciamo appello a tutte le associazioni datoriali per organizzare questa protesta in maniera unitaria perché, di questo siamo fermamente convinti, non ci deve essere alcun “cappello” quando si devono rappresentare gli interessi della comunità.

Chiederemo quindi già oggi un incontro urgente con i nostri colleghi per stabilire insieme il giorno della protesta e i contenuti della proposta che consegneremo al Prefetto, così da essere coesi facendo fronte unico con l’esclusivo obiettivo di salvaguardare gli interessi degli imprenditori reggini.

Claudio Aloisio
Presidente Confesercenti Reggio Calabria