Le riflessioni di Angelo Latella
Era dal 1997 che il Festival di Sanremo non aveva uno share (numero, in percentuale, di telespettatori che hanno seguito il programma) così elevato.
Da calabrese “nto sangu” ho cercato di capire il come mai, ed è uscita fuori dalla mia mente una riflessione-paragone.
Ho immaginato che Sanremo fosse come una “caddara” delle frittole (specialità tipica culinaria calabrese, dal profumo inebriante, nata per consumare tutte le parti del maiale che non trovano altro impiego, dopo una lunga cottura, a carbonella, anche di dodici ore, nello stesso grasso del suino e in un grande pentolone, chiamato appunto caddara).
L’addetto alle frittole 2023, quello che prepara il tutto e “miscita nta caddara”, è stato Amadeus, bravissimo sia a fare gli inviti (ha cominciato almeno tre mesi prima con pubblicità “a perdiri” e infiltrazioni nei Tg) sia a scegliere cosa mettere nella caddara.
Le frittole sapete che non piacciono a tutti, e chi le mangia spesso sceglie cosa mangiare: na scorcitta, un pezzo di gambuni, un pezzo di pancia, un pezzetto di orecchio, un “peri”.
Spesso alle frittolate si va per compagnia, per rispetto di chi ti ha invitato, per sentire il meraviglioso profumo e basta.
Amadeus ha fatto le frittole, ha invitato tutti con largo anticipo, li ha cucinati lentamente, in cinque giorni, ha messo dentro la caddara di tutto: musica, ballo, tanto teatro, molta politica, storia, bellezza, cose serie, scemenze, educazione, scostumatezza, sesso, amore, perversione, arte, bigiotteria, giovani, anziani, amici, parenti, conoscenti e soprattutto, non ha badato a spese.
Gli invitati si sono presentati in massa, chi a prendere il pezzetto preferito, chi a sentire l’odore.
Non è facile capire quanti hanno solamente guardato la caddara e chi invece s’è seduto a mangiare con soddisfazione.
Buona domenica a tutti… mi raccomando l’insalata al bergamotto di Reggio Calabria, non deve mancare con le frittole.