di Grazia Candido – Entra a far parte della grande squadra dell’AbaRc il noto regista e sceneggiatore Fabio Mollo, docente del Corso di cinematografia e tecnologia per il cinema insieme ai professori Rosita Commisso, Carla Ascione, Dario Condemi, Giacomo Fabbrocino e Giovanni Raja. Una nuova sfida per il produttore reggino che però, ha già alle spalle ben 11 anni di insegnamento in note Scuole romane grazie alle quali “ha condiviso con gli studenti, la passione per il cinema, un lavoro che amo alla follia e che ti arricchisce dentro”.
“Tornare a casa, nella mia Reggio dove sono nato e cresciuto, è un’emozione grande, un’opportunità di crescita e condivisione poter insegnare alle nuove generazioni di film-maker reggini, calabresi, messinesi – afferma Mollo -. Ai miei tempi, purtroppo, non c’era una Scuola che ti formasse come oggi l’Accademia di Belle Arti fa con il Corso di Cinema. Poter studiare nella propria città, realizzare il sogno di produrre un film o anche collaborare con esperti del settore era un’utopia. In questo momento, c’è tantissima attenzione per il cinema in Calabria, ormai le produzioni si sono moltiplicate e avere un’Accademia così importante come la nostra che forma i giovani registi, film-maker di domani è fondamentale – continua -. L’idea di poter contribuire a questo processo di formazione, mi rende estremamente felice”.
Il primo giorno come è stato accolto dagli studenti?
“Ho subito sentito il calore, l’affetto e moltissima curiosità. Parliamo un po’ la stessa lingua, nel senso che veniamo dallo stesso contesto, dalla mia realtà e senza filtri, possiamo avere un confronto non solo sul mestiere del cinema, ma anche su come farlo partendo da qui”.
Ha in mente di realizzare un cortometraggio o un progetto che tiri fuori, come fa sempre lei, un’opera d’arte?
“Insieme al direttore Piero Sacchetti e ai miei colleghi del Corso, tutti altamente qualificati, stiamo puntando a creare una formazione minuziosa nella teoria e nella pratica. Sicuramente, per quest’anno concluderemo il percorso didattico con la realizzazione di un documentario e successivamente, lavoreremo in squadra per realizzare cortometraggi di finzione, documentari, film collettivi. Il cinema come tutte le altre arti, lo puoi imparare facendolo”.
Quale consiglio dà ai suoi studenti?
“Dico spesso che si può sbagliare. La cosa bella dell’Accademia è che ti protegge perché ti permette di sbagliare anche mentre impari. Solo facendo degli errori, provando, puoi migliorare”.
A differenza di tanti suoi colleghi che sono andati via, lei pur trasferendosi a Roma è sempre tornato nella sua terra e, soprattutto, non ha voluto tagliare le sue radici.
“Ho vissuto i primi 18 anni a Reggio e come molti miei coetanei, con la valigia già pronta sulla porta. Dopo la maturità, sono andato prima a Londra e poi a Roma, convinto che non sarei mai più tornato e invece, per il mio primo film, mi sono reso conto che l’unico modo per farlo era di tornare, di confrontarmi con la mia realtà. Era inutile continuare a scappare da quel legame fortissimo non solo dal punto di vista personale, ma anche cinematografico. L’Accademia di Belle Arti oggi, mi permette di creare un legame ancora più profondo con le nuove generazioni di film-makers. Questo è un modo di restituire qualcosa alla mia terra”.
In poche parole, lei mette al servizio dei giovani la sua esperienza formandoli e spronandoli che anche al Sud è possibile fare cinema.
“Assolutamente sì, la docenza è un modo di condividere e investire tutto quello che ho imparato in questi anni mettendolo al servizio dei ragazzi e delle ragazze che, come me, vogliono fare cinema. L’Accademia di Belle Arti mi permette di costruire qualcosa di nuovo, ma anche di imparare da questi giovani con i quali parlo tanto, li ascolto e insieme abbiamo vogliamo di costruire qualcosa che restituisca sempre più luce alla nostra città”.