L’inchiesta della D.D.A. di Reggio Calabria ha portato alla luce i forti attriti tra le cosche DE STEFANO-TEGANO e LIBRI. Dalle attività tecniche è emerso che ciascuna consorteria raccoglieva le estorsioni secondo prassi che non tenevano conto degli accordi in base ai quali i proventi dovevano essere divisi tra le cosche di riferimento sul territorio. Antonio LIBRI, che aveva assunto le redini dell’omonima cosca dopo l’arresto dei capi, aveva saputo che – in occasione delle festività natalizie del 2017 – era stata raccolta da Carmine e Giorgio DE STEFANO una consistente somma di denaro [nell’ordine di alcune migliaia di euro], senza che nulla venisse corrisposto ai LIBRI. L’episodio estorsivo riguardava un noto imprenditore reggino della ristorazione, titolare anche di alcuni locali di intrattenimento. Di questo fatto LIBRI Antonio aveva informato DE STEFANO Orazio Maria, esponente di vertice dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta nonché altri esponenti della famiglia federata dei TEGANO, con alcuni dei quali organizzava un summit per definire nuove e congiunte prospettive di profitto attraverso l’innovazione delle modalità operative estorsive ai danni degli operatori economici e la formazione di un gruppo misto costituito da appartenenti alle due distinte consorterie, una sorta di commissione tecnica con l’obiettivo di evitare sovrapposizioni e fraintendimenti e provvedere ad un efficiente sistema di rastrellamento estorsivo lungo tutto l’asse del centro cittadino di Reggio Calabria in danno delle attività economiche, organizzando anche l’imposizione intimidatoria delle assunzioni da parte dei gestori di attività.