- La riflessione di Angelo Latella
La riflessione di oggi nasce mentre le campane della chiesa accanto casa mia suonano a lutto… comunemente definito “mortorio”.
Suonano per una persona che ho conosciuto, forse non proprio profondamente ma che legami di parentela e di “fede” ci hanno portato ad entrare in contatto, in sincera amicizia.
Se n’è andata lo scorso giovedì, giorno in cui la chiesa ricorda i Santi Pietro e Paolo. È andata via dopo un calvario di oltre venti giorni d’ospedale. Era anche molto devota alla Madonna del Carmine.
Questa sua fede però non l’ha aiutata a superare la paura del dolore fisico, e sappiamo bene che il corpo va curato sempre, tempestivamente, certe volte nell’immediato.
Da tempo il suo non stare bene era visibile ma lei non né aveva intuito la gravità e preferiva rimandare, attribuendo il tutto a malattie comuni, passeggere, che avrebbe superato soprattutto con la preghiera e qualche spremuta di limone (… Dio ascolta le nostre preghiere ma sa già di cosa abbiamo bisogno, e quel “sia fatta la tua volontà” conferma il nostro affidarci a Lui pienamente, come due sposi, nella gioia e nel dolore).
Abbiamo capito poi che nascondeva una paura tremenda per la “sofferenza”, non tollerava pensare che avrebbe dovuto sopportare dolori, indagini e cure mediche “serie”.
Il Cristo è morto in croce, abbiamo le case piene di crocefissi, ma difficilmente ci soffermiamo a pensare a quei chiodi che, senza alcuna anestesia e con ferocia umana, hanno trafitto mani e piedi di un corpo sano e Santo, provocando dolori allucinanti, indescrivibili.
Guardiamo alla croce ma non pensiamo abbastanza al dolore provato da quel Dio fatto di carne, morto e poi risorto per rendere testimonianza dell’eternità. Col senno del “poi” potremmo scrivere migliaia di libri…si poteva fare così, si doveva fare così, e forse mai come in questo caso potrebbe consolarci quel famoso “è tutto scritto, doveva andare così”.
Carissima amica, il tuo dolore è passato, ora sei nell’altro misterioso mondo, che tu possa godere dell’amore Divino ed essere messagera di conforto per quanti ti hanno voluto bene.