Uno degli idoli per molti ragazzi che si affacciavano al mondo del calcio desiderosi di intraprendere le sue gesta in uno dei ruoli sicuramente più impegnativi è stato Bruno Jacoboni.
L’estremo difensore, il numero uno, l’ultimo baluardo della difesa, il portiere, calcisticamente parlando, assume infatti un ruolo determinante nell’insieme di una formazione di calcio.
Nel corso della sua carriera giocata, che lo ha visto svolgere anche la carica di allenatore e sfiorare lo scudetto con la squadra Primavera della Reggina, Jacoboni risulta essere stato un’importante pedina per chi ha avuto la fortuna di averlo visto schierato tra i pali di una porta di calcio.
Grazie al suo senso di posizione e alla sua visione di gioco nel sistemare la difesa, ha saputo infondere tanta sicurezza al reparto difensivo così come a tutti i suoi compagni, lasciando un ricordo incancellabile nel cuore dei tifosi amaranto diventando una vera leggenda del calcio reggino che ancora oggi lo ama.
Una realtà calcistica che lo ha visto protagonista come giocatore nella squadra amaranto dal 1967 (dove esordì in serie B a ventiquattro anni) al 1974 collezionando ben 175 presenze.
Sette anni con un periodo intermezzo, quello del 1970/71, anno dei moti di Reggio Calabria, in cui la squadra fu chiamata ad esprimere un maggiore impegno dai tifosi reggini per amore verso la città.
All’epoca, alla presidenza della Reggina vi era il mai dimenticato Oreste Granillo, un vero galantuomo come ricordato dallo stesso Jacoboni.
Ciò che lo ha reso calciatore amato della tifoseria di ieri ma anche di quella di oggi, sono state le sue parate, la cordialità dimostrata con tutti ma anche il record di imbattibilità che riuscì a raggiungere.
Ben 1.088 sono stati i minuti infatti che hanno visto inviolata la rete difesa da Jacoboni, fino al gol messo a segno da Spelta con un penalty che mise fine allo straordinario record raggiunto.
A lui, approfittando sempre della sua cortese disponibilità, abbiamo voluto rivolgere alcune domande per ripercorrere e quindi intraprendere un viaggio nella storia del calcio reggino.
Mister Jacoboni rivive ancora oggi qualche episodio di quando giocava nella Reggina?
Nella mente quasi tutti, nella realtà pochi perché gli “attori” con il passare del tempo svaniscono…come la bellezza.
Il ricordo più bello.
Il ricordo più bello ma anche il più drammatico sono state le due partite giocate contro il Catanzaro durante i moti di Reggio. Quelle partite è stato come se le avessimo giocate insieme a tutta la città che ci aveva “spronato” verso la vittoria. Promessa mantenuta e gioia infinita per tutti anche se gli incontri vennero disputati a Firenze (la foto con Jacoboni sul calesse si riferisce al rientro dopo la vittoria) proprio per il particolare periodo.
Rispetto al calcio di una volta vede differenze di base (materiali, preparazione, schemi)?
Differenze? Enormi, nei materiali più leggeri all’alimentazione. Un esempio su tutti era quello che noi mangiavamo riso bianco e una fetta di filetto al sangue che si digerisce in 5-6 ore. Con un colpo allo stomaco si rischiava molto. Tatticamente giocavamo una zona mista (marcatura a uomo e a zona) molto offensiva con due attaccanti rifinitori e ala tornante fluidificante.
Parliamo del record di imbattibilità.
Un numero magico il 1088. Pensa che ci siamo accorti solo intorno ai 600 minuti di quello che potevamo fare. Era un periodo di vacche magre e la squadra iniziava a perdere i pezzi migliori. In più la città viveva il triste periodo della rivolta e recarsi anche a fare gli allenamenti diventava un serio problema che ci costringeva a richiedere permessi e lasciare le auto alla Stazione per poi recarci allo stadio superando barricate. In più vivevamo chiusi nei nostri alloggi (sinteticamente esprime un pensiero: come adesso, Forza Reggio) forzatamente. Ci volle molta bravura e molta…fortuna.
E’ stato insignito del San Giorgio d’Oro proprio l’anno scorso per meriti sportivi dedicati alla “sua” Reggina. Che emozione ha provato?
Grandissima. Quando si riceve un premio comprendi di aver fatto veramente qualcosa di speciale e di esserti comportato bene nella città che ti ospita. Grazie ancora.
Il suo amore per la Reggina calcio è rimasto grande?
Ho fatto 12 anni di vita in amaranto quindi il mio cielo è e sarà sempre più amaranto.
Questo è Bruno Jacoboni, un personaggio dello sport amato da tutti per la sua umiltà, riservatezza, cordialità e tanta signorilità. Doti di un uomo che ancora oggi risulta essere amato con tanto affetto dalla tifoseria reggina.
Guglielmo Rizzica