“Caro Bollette”
Autonomia energetica pubblica necessaria ed indispensabile
Può risultare curioso notare quanto, in queste ultime settimane, l’indignazione del “caro bollette” sia riuscita a silenziare finanche i bollettini mediatici della permanente “emergenza-pandemica” .
Famiglie, imprese ed ogni soggetto del nostro tessuto sociale devono fare i conti con aumenti a dir poco “imbarazzanti”; cifre più che raddoppiate che mettono in crisi piccole e grandi economie.
L’annuncio del Governo dell’investimento di vari miliardi di euro per alleviare le sofferenze, soprattutto, delle fasce maggiormente esposte al rischio di un vero e proprio tracollo finanziario, conforta ma non rasserena l’opinione pubblica perché non è ancora la soluzione.
Anche la scelta di potenziare l’approvvigionamento di “gas nazionale” ed investire in nuove infrastrutture di “energie sostenibili” non sembra possa contrastare un fenomeno molto più organico e strutturale di quanto non appaia a prima vista.
Senza una scelta radicale di trasformazione di un modello di sviluppo ancora oggi incentrato sul “profitto” e sulle logiche malate del “mercato” non ne usciremo in alcun modo.
L’allarme era già stato lanciato da decenni ma, al solito, c’era sempre qualcosa di più importante di cui occuparsi tanto da trascurare la spina dorsale dell’economia reale di un Paese e dei suoi servizi essenziali: l’energia.
Senza energia, lo si sa, collassa tutto ed ogni cosa; soprattutto in una società in cui si va verso la dematerializzazione totale e la digitalizzazione finanche, a momenti, delle persone.
A fronte di ciò Comune e Città Metropolitana, a livello locale, non rimandino più una programmazione seria di interventi che, grazie a PNRR e fondi Europei, devono puntare a pianificare interventi per una concreta e progressiva autonomia energetica pubblica.
Sia a livello nazionale che nelle comunità locali dovrebbe essere cosa normale e non straordinaria applicare i principi costituzionali tutelando l’interesse collettivo al di sopra di qualsiasi altro; ovvero la gestione dei servizi essenziali pubblici come condizione indispensabile di contrasto al continuo rischio del ricatto del mercato.
Abbiamo la fortuna di vivere in un luogo che offre, per natura, la più ampia gamma di fonti rinnovabili (sole, vento, mare ecc) necessarie ad attivare sistemi di produzione energetica sostenibile.
Abbiamo, nondimeno, l’opportunità della trasformazione in loco di altre risorse (quelle organiche provenienti da rifiuti e materiali naturali ad esempio) o di utilizzare la forza delle fiumare per attivare piccoli “mulini idroelettrici” intelligentemente collocati e distribuiti ( ne esiste uno già attivo a Santa Domenica di Terreti).
Le opportunità di tale operazione esistono perché gli studi di settore sono ormai estremamente avanzati; opportunità che vanno dovutamente trasformate, a livello ingegneristico, in un vero e proprio “sistema energetico integrato” che produca energia a più livelli e da varie fonti puntando alla realizzazione di infrastrutture pubbliche in grado di “staccare la spina”, è proprio il caso di dire, da quelle di gestione privata.
Si coinvolgano Università, associazioni di categoria e società civile con quel senso di urgenza che solo il buon padre di famiglia riconosce agendo con lucidità e concretezza.
Non possiamo concederci più ad alcuna proroga; visto il tempo già divorato dal nostro immobilismo snob.
Il conto ce lo stanno presentando la Natura, da una parte, e la delega fatta alla società di mercato del diritto essenziale all’autodeterminazione collettiva secondo principi che rispondono all’etica di una comunità e non al profitto.