“Ma è chiaro che un soggetto condannato per gravi reati in un processo che riguarda perfino un episodio di pedofilia, tra l’altro già destinatario in passato di un’altra condanna in primo grado per altro tipo di reato, altrettanto grave, non può continuare a guidare un organismo consiliare che si occupa di verificare il rispetto della legalità all’interno del civico consesso e dell’amministrazione della cosa pubblica. In attesa di chiarire la propria posizione nelle successive fasi processuali, è quello che gli auguriamo, Ripepi deve quindi presentare le proprie dimissioni, con effetto immediato, da presidente della Commissione Controllo e Garanzia. Un organismo che, per definizione, non può essere guidato da un condannato in primo grado. Un consigliere sul quale pende una condanna di questo tipo non può rappresentare alcuna garanzia, né tantomeno un controllo, sugli atti della pubblica amministrazione, né sul corretto svolgimento delle dinamiche di governo della cosa pubblica”.
“Se ciò non dovesse accadere, la maggioranza annuncia già da adesso la propria indisponibilità a partecipare alle riunioni di una Commissione che, alla luce dei gravi fatti emersi dal processo e delle pesanti accuse sentenziate nei confronti di Ripepi, risulta del tutto delegittimata e con una credibilità ormai pari a zero”.