La riflessione dell’editore di Angelo Latella
Gli auguri sono preghiere. Quanti auguri abbiamo fatto nella nostra vita ? E quanti ne abbiamo ricevuto?
Per il compleanno, l’onomastico, il Natale, la Pasqua, il lavoro, la pensione…e non ultima, la salute.
Certo è importante la sincerità. Ma ci siamo mai soffermati a riflettere in modo appropriato sul loro significato, oppure sorvoliamo nella consueta routine?
Mia figlia l’altro giorno, mentre uscivo per andare a Messa, mi ha detto “papà, prega anche per me e mamma”, in poche parole mia figlia desiderava che i miei auguri, ossia i buoni propositi che le auguro quotidianamente, fossero “presentati alla protezione di Dio”.
Augurare, benedire, pregare hanno delle similitudini, come d’altronde maledire, bestemmiare, prostrarsi.
I primi significano “sperare, invocare” una vita serena e felice per le persone che amiamo o semplicemente conosciamo e rispettiamo.
I secondi invece sono rivolti al contrario, al maligno, alla disgrazia, all’infelicità. Analizziamo adesso brevemente , i vantaggi.
Quale vantaggio ha, quale bene trae, chi maledice? Chi augura disgrazie?
La risposta è unica e sola: nessuno. Buona e felice Pasqua a tutti, ai primi perché li voglio bene e ai secondi, perché possano ritrovare il vero senso della vita: l’amore per se stessi e per gli altri.