Si può essere muti anche parlando

Le riflessioni domenicali di Angelo Latella 

E si può parlare anche se si è muti. Oggi vorrei dedicare la mia riflessione a “Mimmu ‘u mutu”, il bidello conosciuto ai tempi della “mia” scuola elementare (…e che proprio qualche giorno fa è salito in cielo).

Aggiungerei, per spiegarmi meglio, che “si può essere morti anche respirando”.

Quando la vita non viene vissuta a pieno, o addirittura diventa un peso, ci ritroviamo a faticare “per un vivere” che può ridursi ad un semplice e “minimo di legge” : respirare, passeggiare, mangiare.

La vita dovrebbe essere ben altro. La stessa cosa vale per la parola, se parliamo tanto per parlare (pi fari sputazza, avrebbe detto mio nonno) è come se non dicessimo nulla, come se fossimo muti.

Sappiamo bene che la parola è il primo strumento indispensabile per comunicare, e se c’è comunicazione è facile che ci sia relazione, interazione, azione “umana”.

Spesso penso alla grande difficoltà dei muti (quelli veri) che mi spinge a paragonarli “per sofferenza” anche ai ciechi (quelli veri).

Il buon Gesù ne ha sanati tanti, ma non è riuscito a sanarci tutti. Aiutamolo, ma non facciamo spreco di parole, perché il proverbio “cu parra assai non dici nenti” è dietro la porta.

Quindi? Non parliamo a vanvera. Usiamo le giuste parole, sempre, diciamo si quando è si e no quando è no…(Vi ricorda qualcosa ?).

Parliamo per alleviare sofferenze e preoccupazioni, parliamo per sollevare gli animi, parliamo per portare pace e serenità, parliamo per far conoscere e soprattutto amare questa benedetta e stupenda vita, parliamo come riusciva a farlo , nonostante tutto, “Mimmu ‘u mutu”.