Le riflessioni dell’editore di Angelo Latella
Riflessione seriosa oggi, legata forse ai fulmini estivi.
Ci sono tanti modi di morire, vero? Si, la più desiderata era quella di mio nonno: “muriri nto me lettu”, in sintesi per vecchiaia, spegnersi beatamente, circondato dagli affetti, per sopraggiunta “ora”.
Ultimamente, Covid, infarti, tumori e altre malattie hanno continuato ad avere un ruolo primario. Per non parlare di morte negli incidenti stradali e sul lavoro.
Senza dubbio comunque che la morte più strana, rimane il suicidio, perché è l’unica morte che si sceglie, si sceglie di restituire a Dio il regalo ricevuto, perché la vita non piace, si sceglie di morire per eliminare definitivamente ogni problema esistenziale (per i problemi celestiali, rimane comunque qualche interrogativo).
Chissà invece com’è morire mentre gusti a pieno la vita, magari pedalando su una bici, colpito da un fulmine, sia se ti chiami Rossi o Balocco, sia se hai vent’anni o cinquantasei e Santa Barbara è distratta.
Chissà com’è morire sotterrati da una valanga di neve, nel tentativo di raggiungere una vetta, un’altezza, che dovrebbe metaforicamente avvicinarti a Dio.
È strana la morte o è strana la vita? Forse i brividi sono strani. Si lo sono davvero, se non sono brividi d’amore.