La riflessione dell’editore di Angelo Latella
Zucchero e caffè. La nostalgia ha tante sfaccettature, spesso ci riporta solamente indietro, altre volte ci induce anche alla riflessione. La nostalgia è diventata il cambiamento, dei tempi, delle generazioni.
Chi non ricorda le visite agli amici , ai parenti, che superata una convalescenza, venivano “visitati” e omaggiati con un pacco di zucchero e uno di caffè…”vinni Pascalinu mi mi trova” e “chi ti purtau”? Zuccuru e cafè. Due simboli dei tempi, ti fai un caffé e poi lo addolcisci, perché la “povertà” dei tempi, di quei tempi, rendevano preziosi il caffè e lo zucchero. E la vedova? E gli orfani? Anche per loro zucchero e caffè, per loro che portavano il lutto: vestiti di nero, per mesi, anzi per anni, barbe lunghe per gli uomini, nessun trucco per le donne: il defunto andava rispettato ma soprattutto il loro dolore. Sono vestito di nero significa che sto soffrendo per la morte di una persona amata. Come a voler dare risalto al mio stato d’animo, come a voler dire “non viri comu su vistutu?”, ho voglia di restare solo con il mio dolore…il nero rappresenta il buio.
Adesso sono scomparsi, lo zucchero, il caffè, le visite, il nero e la barba lunga; adesso c’è facebook per tutto, c’è “a tumulazione avvenuta” perché ci da fastidio perdere tempo “stare lì a stringere le mani” e sentirsi dire condoglianze da chi non conosci nemmeno e questo, indipendentemente, dal Covid. Adesso c’è più social e meno società. Adesso per divertirsi i giovani devono fare a botte, e le botte li organizzano con i social.
La nostalgia dovrebbe essere come la moda, dovrebbe ogni tanto, tornare indietro.