Nel disastro totale in cui da anni versa la città, ci stà che i sondaggi attestino la contrarietà dell’opinione pubblica ad un falcomatà bis, ma pensare che a venti giorni dalla presentazione delle liste lo schieramento di opposizione, verosimilmente il centrodestra, non abbia definito la proposta di una sindacatura alternativa ha reso tutti, compresi i più esperti ed abituati alle dinamiche elettorali, abbastanza perplessi.
Noi non siamo stati, per carattere e cultura, adusi alle polemiche o alle prese di posizione che troppo spesso malcelano strumentalizzazioni, né ci siamo mai appassionati al ridicolo “totonomi” di questi mesi che ha solo avuto l’effetto di sminuire la figura del possibile antagonista di Falcomatà; riteniamo invece, con tutto la passione che nutriamo per la Politica e l’amore che ci lega alla Città, che una riflessione vada fatta su questo snervante stand by.
La scelta del candidato sindaco alternativo a Falcomatà, auspicato, doveva nascere da una sintesi di posizioni, politiche e programmatiche, che avrebbero dato vita ad una vittoria entusiasmante, ma in questi mesi non è stato così.
La situazione oggi va vista per quella che è, scevra da polemiche e commenti inutili; la mancanza di un centrodestra strutturato a livello locale ha lasciato spazio al tavolo nazionale interpartitico che, probabilmente su valutazioni sommarie, ha riconosciuto alla Lega il ruolo decisionale su Reggio ma ha generato una contraddizione nei rapporti di forza evidente.
In pratica: La lega, partito meno rappresentativo e strutturato a Reggio Calabria, avrebbe il privilegio oneroso ed onorevole di indicare il primus del centrodestra per la guida del Comune metropolitano, mentre l’area del centrodestra (FI), che ha mietuto consensi è strutturato ed ha rappresentatività decisamente corposa sul territorio, dovrebbe assecondare sic et simpliciter una scelta di nome; FDI, pur forte di una tradizione missina e autorevole, abdica nei ruoli decisionali.
Ora che questo quadro avrebbe generato una situazione complessa (a dir poco) lo capirebbe chiunque ha pratica la Politica (e non la partigianeria); che non lo abbiano pensato i leghisti milanesi, che tutto saranno meno che ingenui, è difficile da pensare. Potrebbe darsi che, come spesso accade, le scelte da Roma non siano state valutate sul dato ed il sentire reale bensì sulla scorta di suggestioni autoreferenziali che si sono rivelate un problema invece che un vantaggio.
I partiti comunque, forti di strutture e posizioni di governo negli enti locali, possono anche in tempi ristretti disporre liste e candidati per concretizzare, anche malamente, il voto nelle urne; per le liste civiche (di destra) che non vogliono millantare né dispongono assegnazioni o vantaggi ai sodali, la strada adesso è in salita. Chi non ha atteso la kermesse elettorale per rappresentare un impegno politico, ha nel proprio DNA la visione della militanza sostenuta da idee progettuali per creare un movimento di opinione che generi utilità e coscienza collettiva; oggi questa motivazione è messa a dura prova dalla mancanza di un dibattito politico concreto e di prospettiva che rischia di infiacchire sotto i colpi dell’afa di agosto anche la migliore delle intenzioni.
A questo punto, quali che siano gli scenari, il primo obiettivo è quello di mandare a casa questa amministrazione di incapaci, noi ci siamo con tutta la determinazione necessaria ma, parimenti, si rende necessario un momento di sintesi concreto a brevissima scadenza su chi, come e dove andare, per poter rinnovare quell’entusiasmo tra i reggini non allineati a logiche di favori o di promesse e che possono dedicare energia e “mettere la faccia” in questa doverosa battaglia Politica e non di nominativi.