Si avvicina lentamente la bella stagione, e con essa probabilmente si presenterà un annoso problema per la città di Reggio Calabria: la carenza idrica. Tante chiacchiere e promesse sostenute dall’idea che la diga del Menta potesse rappresentare la panacea risolutiva, peccato che, a due anni dall’attivazione della diga, il problema si è aggravato. La verità, purtroppo, è che in questi anni si è perso tanto tempo, tante risorse economiche e, soprattutto, è mancato un sistema gestionale adeguato per la gestione delle risorse idriche che continuano a mancare nelle case. Bisogna però dare chiarezza anche alla critica, visto che sul problema è inutile dilungarsi essendo ben noto ai reggini che pagano tanta acqua e ne ricevono sempre di meno, per indirizzare il ragionamento su tre direttrici.
La prima riguarda certamente le reti che, in talune zone, si accavallano tra vecchie e nuove, con gravissime perdite aumentate dal flusso di pressione dell’acqua che giunge dal Menta. La diga, così, da risorsa è divenuta un problema determinando falle continue ed il riversamento di enormi quantità di acqua in strada. Bisognava tracciare un quadro preciso di reti, erogazione e sistema di gestione della pressione per evitare l’evidente risultato negativo nonostante la disponibilità di acqua. La diga, infatti, avrebbe determinato un aumento nel flusso dell’acqua in senso quantitativo ma non avrebbe risolto automaticamente i problemi delle infrastrutture idriche.
La seconda riguarda le risorse umane dedicate alla gestione di un settore nevralgico e che risultano assolutamente insufficienti, lasciando così alla buona volontà dei pochi manovratori che devono far fronte a continue emergenze.
La terza, fondamentale in una visione di pianificazione per nuovi modelli gestionali adatti ad una grande città come Reggio, riguarda l’uso della tecnologia. Nel 2010 venne inaugurato il Telecontrollo delle reti idriche reggine, un’opera strategica che ha dotato il servizio idrico comunale di una infrastruttura avveniristica, capace di monitorare e regolare gli impianti di distribuzione su larga parte del territorio cittadino attraverso i collegamenti delle fibre ottiche all’epoca già testate e operative. Questa “centrale” di controllo e gestione delle reti aveva cominciato a funzionare nella zona Nord di Reggio (Gallico e Catona in particolare), area storicamente problematica per le necessarie manovre idriche di sistema. La logica, avviata in quella fase di programmazione e ristrutturazione del sistema, era quella di fare del Telecontrollo il centro nevralgico per la gestione del settore idrico accentrando in quella struttura la cabina di regia del compartimento idrico integrato. Il tutto bloccato con il commissariamento nel 2012 e mai più ripreso nonostante l’importanza dell’opera. A questo si abbinava il progetto regionale di ingegnerizzazione delle reti idriche, un investimento che per Reggio prevedeva ben 13 milioni finalizzati a rendere ottimale e automatizzata la gestione delle reti idriche. Di tutto questo, però, non si ha più notizia.
L’unica certezza, intanto, è che i reggini più pagano e meno acqua hanno nelle case, atteso che circa il 60% è stimato come perso nel sottosuolo a causa della pessima gestione del sistema. È bene chiarire che il Comune, quindi i reggini, a Sorical paga tutto, compresa l’acqua persa. Sul sistema di gestione delle acque si acclara l’incapacità gestionale di un ‘amministrazione.
Pasquale Morisani, già assessore ai lavori pubblici, portavoce di #AmaReggio
#AmaReggio per la città dei municipi