I panni sporchi di solito si lavano in casa. Noi, invece, crediamo sia meglio lavarli in pubblico. Per questo abbiamo deciso, in occasione della manifestazione di Piazzale Ostiense a Roma del 20 aprile scorso, di realizzare un reportage fotografico attraverso la quale vogliamo mettere in risalto tutti i ritardi della sanità calabrese, tutte le problematiche con le quali ogni giorno sono chiamati a fare i conti le calabresi e i calabresi. Nella convinzione che la “vergogna è di chi non fa”.
Anche la Uil Calabria ha portato il suo importante contributo alla manifestazione di Roma, alla quale sono intervenuti i Segretari generali di Cgil e Uil, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, portato a Piazzale Ostiense trecento delegate e delegati.
“Il primo dato che abbiamo voluto evidenziare – ha detto il Segretario generale della Uil. Calabria, Mariaelena Senese – sono i Lea (livelli essenziali di assistenza) un coefficiente attraverso il quale si calcola il livello delle prestazioni e dei servizi che il servizio sanitario riesce ad erogare ai cittadini. Il numero che riguarda la Calabria è sceso a 125, praticamente il più basso d’Italia. La soglia minima fissata dal Ministero della Salute è 160”.
“La sanità della nostra regione, dopo 14 anni di commissariamento – ha proseguito Mariaelena Senese – sta peggio di prima, nonostante il budget assegnato al comparto ammonti a quasi 4 miliardi, per la precisione 3,391 miliardi. Da oltre 10 anni si attende la costruzione di tre nuovi ospedali, mentre nel tempo diversi nosocomi sono stati chiusi e, soprattutto, le aree interne del territorio hanno enormi problemi di assistenza sanitaria”.
Con le fotografie, messe in mostra come panni sporchi presso lo stand allestito a pochi passi dal palco di Piazzale Ostiense, la Uil Calabria ha rilanciato il tema della manifestazione nazionale organizzata da Uil e Cgil: #adessobasta.
“La Calabria è maglia nera per le liste d’attesa. Nella nostra regione – ha detto ancora il Segretario generale della Uil Calabria – sempre di più le persone che rinunciano a curarsi. La flessione ha riguardato tutte le fasce d’età, ma è maggiore in quella degli anziani, con riduzioni di sei punti per le donne e anche tra i minori che ricorrono a visite specialistiche o tra le donne adulte per gli accertamenti”.
“Allo stesso tempo – ha concluso Mariaelena Senese – cresce il numero dei calabresi che si indebitano per curarsi e di quelli che sono costretti a lasciare la Calabria per curarsi: il 43% dei pazienti calabresi scappa da questa regione per curarsi, mentre fra Cosenza e Reggio Calabria si registra la spesa corrente più bassa con 1.748 euro a fronte di una media nazionale di 2.140 euro”.