Il Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è il documento che il governo italiano ha predisposto per illustrare alla Commissione Europea come intende gestire i fondi che arriveranno dal Recovery Found, il Piano per la Ripresa dell’Europa, che destina al nostro paese 191,5 miliardi di euro a cui si aggiungono circa 13 miliardi nell’ambito del programma assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa oltre altre somme per un totale di circa 248 miliardi che dovranno essere spesi per far ripartire l’Italia alle prese, come il resto del mondo, con la devastante crisi economica indotta dalla pandemia.
I fondi ripartibili secondo il criterio territoriale sono 206 miliardi dei quali, a quanto annunciato, 82 miliardi pari al 40% destinati al Mezzogiorno.
In realtà il parametro scelto dal nostro Governo, quello della ripartizione territoriale, non collima con quelli dell’Unione Europea che si basano su una suddivisione in rapporto alla popolazione, al reddito pro-capite e al tasso di disoccupazione. Se l’Esecutivo si fosse attenuto a questi criteri, le regioni meridionali avrebbero dovuto ricevere circa 142 miliardi, il 70% delle risorse. Si è adoperato, invece, il solo criterio del numero dei residenti che al Sud corrispondono al 34% dell’intera popolazione. Un altro 6% (ma probabilmente anche più di questa percentuale) è stato prelevato dai Fondi di Coesione il che equivale a una “partita di giro” o, ancora meglio, a una “presa in giro” dato che questi sono fondi vincolati già destinati al Meridione.
Si è così arrivati al famoso 40% tanto strombazzato quasi fosse il raggiungimento di un grande traguardo e non, com’è in realtà, un clamoroso furto perpetrato a danno dei territori più bisognosi e disagiati.
Il tutto senza considerare il rapporto Svimez 2020 che parla di 60 miliardi di euro all’anno che da almeno dieci anni vengono sistematicamente sottratti al Mezzogiorno.
E se la situazione fosse così, già sarebbe grave, anzi gravissima!
Ma come abbiamo imparato sulla nostra pelle (ma forse molti non l’hanno ancora ben metabolizzato) per il Sud al peggio non c’è mai fine.
Il perché è presto detto: il Professor Gianfranco Viesti, docente di Economia applicata dell’Università di Bari, ha esaminato analiticamente le migliaia di pagine del Pnrr e ha scoperto che le somme destinate al Meridione, i famosi 82 miliardi riportati anche in premessa nel Piano… non ci sono.
Controllando tutti i vari progetti ha verificato che le risorse assegnate al Sud sono pari a circa 22 miliardi, il 10% del totale ai quali, presumibilmente, dato che sono riportati alcuni progetti senza l’allocazione degli importi destinati, si aggiungeranno altri 13 miliardi arrivando, quindi, a 35 miliardi. Lontani dagli 82 miliardi promessi, lontanissimi dai 142 miliardi dovuti se si fossero rispettati i parametri europei.
La cosa che fa più rabbia, oltre l’evidente iniquità delle scelte operate, è la miopia che continua a permeare l’azione dello Stato nei confronti del Meridione. Dire che solo lo sviluppo del Sud potrà far finalmente crescere la nazione tutta, non è un semplice slogan da utilizzare a convenienza durante le campagne elettorali. È la pura verità. Basti pensare, giusto per fare un esempio, che, secondo un altro studio dello Svimez, per ogni euro speso nel Mezzogiorno almeno 30 centesimi ritornano al Nord per l’acquisto di macchinari, competenze e tecnologia. Cosa che, chiaramente, non succede al contrario. I soldi investiti al Nord, rimangono interamente al Nord.
Io credo sia giunta l’ora di far sentire con forza la nostra voce. Deve essere chiaro a tutti che non accetteremo ulteriori scippi e non ci accontenteremo delle briciole.
Pretendiamo di avere ciò che ci spetta e non staremo inerti a guardare l’ennesimo possibile furto perpetrato nei confronti del Sud.
Per tale motivo chiedo ai nostri rappresentanti politici di qualsiasi schieramento, che siano Sindaci, Consiglieri Comunali e Regionali, Deputati, Senatori, di unirsi sotto un’unica bandiera e organizzare una protesta eclatante.
Come Confesercenti Reggio Calabria siamo pronti a scendere in piazza, andando anche a Roma se necessario, insieme, ne sono certo, a tutte le altre associazioni datoriali e sindacali, per rivendicare i nostri sacrosanti diritti e ribadire, una volta per tutte, che non esistono cittadini di serie A e di serie B. Esistono solo cittadini italiani con gli stessi doveri ma, soprattutto, uguali diritti e pari dignità.
Claudio Aloisio
Presidente Confesercenti Reggio Calabria