Si avvicinano a grandi passi le elezioni a Reggio Calabria. Il 20 e il 21 settembre saremo chiamati a decidere chi governerà la città e l’area metropolitana per i prossimi cinque anni.
Questa tornata elettorale ha però una valenza diversa da qualsiasi altra. Il Covid ha sparigliato le carte creando a territori disagiati come il nostro ulteriori e gravi problemi, certo, ma regalando, se la situazione continuerà a rimanere sotto controllo dal punto di vista sanitario, anche grandi opportunità. È chiaro che se si dovesse avverare l’ipotesi di una seconda ondata in autunno accompagnata da ulteriori lockdown, il quadro muterà radicalmente ed eventuali ragionamenti dovranno essere fatti in funzione dei nuovi scenari.
Sia come sia, al momento, l’Italia per la prima volta dopo decenni ha meno vincoli da rispettare e maggiori risorse da destinare allo sviluppo. Parte di queste risorse, secondo quanto fin qui trapelato, dovrebbero essere utilizzate per diminuire la forbice che, di fatto, divide ancora in due il Bel Paese relegando il Meridione agli ultimi posti in Europa per ricchezza procapite, dotazione infrastrutturale e qualità e quantità di servizi erogati alla collettività.
Ultima tra gli ultimi, ormai da diversi anni consecutivi, si posiziona la nostra città fanalino di coda d’Italia e d’Europa che vive sulla propria pelle le assurde contraddizioni di un federalismo iniquo e monco, cooperativo sulla carta ma competitivo nella realtà dei fatti.
Com’è possibile, infatti, che il territorio più povero della nostra nazione, quello col maggior numero di disoccupati, col più basso reddito familiare, con infrastrutture e servizi assolutamente insufficienti e inefficienti, sia anche quello più tassato?
Sembra un’assurdità eppure è così. L’ultima indagine dell’Eurispes conferma una realtà che noi cittadini conosciamo molto bene ormai da quasi un decennio. Famiglie e imprese nella nostra città pagano molto di più dei loro omologhi lombardi, veneti o piemontesi ricevendo immensamente di meno in termini di servizi e opportunità. Una situazione inaccettabile in qualsiasi democrazia che si vuole definire “avanzata”.
È anche vero, però, che alcune azioni messe in campo dal Governo vanno nella giusta direzione. La riduzione annunciata del costo del lavoro nelle regioni meridionali del 30% con una misura strutturale della durata di almeno dieci anni, ricalca esattamente (tranne la percentuale, noi avevamo chiesto il 50%) una delle proposte contenute nel documento che, nel 2018 come Confesercenti Reggio Calabria, avevamo consegnato in un incontro ufficiale a Roma all’allora Ministro del Sud Barbara Lezzi.
Anche le risorse a fondo perduto che arriveranno a Reggio e ad altri comuni nelle identiche condizioni, insieme alle nuove norme che semplificano ed estendono il periodo in cui si potrà rientrare da alcuni rilevanti e trentennali debiti come quello idropotabile, sono un importante segno di attenzione che scongiura il pericolo di un dissesto altrimenti tanto inevitabile quanto devastante.
Queste elezioni, quindi, cadono in un periodo di luce ed ombre, potenzialmente ricco di grandi opportunità ma anche di enormi rischi.
Reggio in questo momento si trova in condizioni pessime, inutile nascondercelo. Strade, rifiuti, acqua ma anche scuole, sanità, servizi sociali, collegamenti, sono solo alcuni dei gravi problemi da affrontare, quelli più visibili, che impattano nell’immediato sulla qualità della vita dei cittadini.
Accanto a questi, però, ce n’è uno a mio parere immensamente più importante. Potremmo definirlo il problema dei problemi, quello da cui discendono tutti gli altri che sono solo sintomi di un malessere ben più grave e ampio: la mancanza di una vera, concreta strategia di sviluppo che abbia un orizzonte non di anni ma di decenni. Cosa vuole essere Reggio Calabria? Su quale direttrici ci si dovrà muovere per creare reali volani economici e di sviluppo?
Queste sono le domande che tutti ci dovremmo porre, a maggior ragione chi si candida a governarla.
Non basta proporre soluzioni per alleviare i sintomi se non si sconfigge la malattia. Non serve avere le strade senza buche se poi mancano i soldi per mettere la benzina alle auto, è inutile usufruire di un servizio di raccolta dei rifiuti impeccabile se non si ha la possibilità economica di fare la spesa e quindi, di produrli, i rifiuti.
Quale futuro, quindi, i candidati a Sindaco vogliono disegnare per l’area metropolitana? Quali percorsi vorranno seguire per creare le condizioni di uno sviluppo che si auto sostenga producendo reddito e occupazione?
Si dovrà puntare sul turismo? Sulla cultura? Sull’agroalimentare? Sull’artigianato? Sulle nuove tecnologie? Sull’industrializzazione? Su nessuna di queste cose? Alcune? Tutte?
Come Confesercenti Reggio Calabria ci aspettiamo che il dibattito politico inizi ad affrontare questi temi, che ci si possa confrontare su programmi che contengano strategie fattibili e chiare nelle quali si mettano a sistema idee, azioni, risorse economiche e intellettuali con coerenza e lucidità di visione perché la crescita di un territorio è un fenomeno trasversale e multidisciplinare, da governare tenendo conto di tutte sue le enormi complessità.
Oggi abbiamo possibilità impensabili solo sino a qualche mese fa. Non sfruttarle sarebbe un delitto e significherebbe perdere un treno che probabilmente non passerà mai più.
Riteniamo quindi indispensabile, ora più che mai, che si esca fuori dalle liturgie vecchie e stantie della comunicazione politica per parlare alla gente con sincerità e concretezza. Per tale motivo stiamo lavorando per organizzare a breve una serie di incontri in cui inviteremo tutti i candidati così da poter conoscere i loro punti programmatici, in modo da dare la possibilità ai nostri associati e ai reggini di poter scegliere basandosi su contenuti e non su semplici quanto vuoti slogan elettorali.
Claudio Aloisio
Presidente Confesercenti Reggio Calabria