Reggio è pronta ad abbracciare l’attore Stefano Fresi

di Grazia Candido
Reggio Calabria è pronta ad abbracciare l’attore Stefano Fresi protagonista il  20 dicembre al teatro “Francesco Cilea” dello spettacolo “Dioggene”, evento inserito nella stagione artistica dell’ODA di Peppe Piromalli. Insieme al noto musicista, compositore, attore romano, cerchiamo di scoprire qualcosa sullo spettacolo, scritto e diretto da Giacomo Battiato, diviso in tre quadri e che passa dal Medioevo all’attualità ruotando intorno ad un unico personaggio, Nemesio Rea.
Un monologo in cui Stefano si moltiplica per tre vincendo una sfida in cui si intrecciano epica, commedia, sberleffi e crudeltà.
Tre monologhi, tre lingue diverse, tre personaggi per raccontare l’uomo. Un viaggio che dal 1200, arriva ai giorni nostri. Cosa resta di questa interessante “avventura” teatrale a lei e al pubblico? 
“E’ un viaggio nella vita di un uomo in continua trasformazione. Dal giovane attore entusiasta che porta in scena un testo in italiano volgare del ‘200 al grande attore affermato che si trova di fronte ad una crisi matrimoniale che ne scatena una interiore per finire, ormai saggio, nell’ immondizia a filosofeggiare. A me, lascia ogni sera, lo stupore dell’attenzione del pubblico che partecipa con me a questa trasformazione. Al pubblico, spero rimanga la voglia di riempirsi la vita della magia del teatro”.
Tra i temi affrontati, vi è la violenza sulle donne e, in questo periodo, è importante che a parlarne sia proprio un uomo. Che ne pensa?
“Nello spettacolo si parla di violenza in generale, soprattutto di violenza maschile. Difficili rapporti padre-figlio, difficili rapporti uomo-donna. Credo che la sensibilizzazione al problema della vera e propria rieducazione del maschio debba passare per diverse vie, istituzionali e scolastiche prima di tutto. E lo spettacolo in generale, può farsi portavoce di esempi, di messaggi. Io sono convinto che gli uomini debbano dare esempi ai loro figli. Comportarsi bene è più importante di mandare messaggi verbali, importanti e fondamentali, ma solo se poi si mettono in atto per primi”.
C’è un personaggio al quale si è legato di più e in che modo il protagonista si trasforma da Nemesio Rea in Dioggene? 
“Il giovane e inconsapevole Oddi ha il mio affetto più profondo. Mi piace la sua ingenuità, il suo stupore nello scoprire il mondo, l’amore, il suo terrore scoprendo la violenza e la guerra”.
Se oggi la vedesse Diogene, cosa le direbbe?
“Aspirare alla saggezza. Anche questo è filosofia”.
L’abbiamo vista nei panni di Kostas Charitos. Cosa ci può dire di questa esperienza e, soprattutto, ci sarà una nuova serie? 
“Speriamo ci sia una seconda stagione, visto il successo della prima. Esperienza davvero meravigliosa prima di tutto umanamente e poi, professionalmente. Il primo protagonista importante in una serie sul canale istituzionale è una consacrazione e senza la guida di Milena Cocozza e la protezione della produzione (Palomar) non sarebbe stato possibile affrontarlo con serenità. Colleghi e troupe sono diventati famiglia in pochissime ore. Davvero una magia”.
Vuole dire qualcosa all’Officina dell’Arte, al suo direttore artistico Peppe Piromalli e ai reggini che aspettano con ansia di vedere il suo Dioggene?
“Non smettete mai di riempire teatri e cinema. Riempirsi la vita di storie, immagini, parole, suoni e movimenti la rende migliore, quella vita”.