SCOPERTA INGENTE TRUFFA AI DANNI DELL’INPS

Il Comando Provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria ha sequestrato la somma
complessiva di 350.000 euro nei confronti di n. 15 soggetti, tutti indagati – a vario titolo – per reati di
falso e truffa ai danni dello Stato.
L’operazione rappresenta l’esito di un’articolata indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di
Reggio Calabria (diretta dal Procuratore Capo f.f. Dottor Giuseppe Lombardo), che ha permesso di
scoprire complessivamente – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito
all’effettivo e definitivo accertamento delle responsabilità – n. 75 soggetti (comprensivi dei già citati n.
15 destinatari del decreto di sequestro), tutti ritenuti autori di plurime condotte illecite in danno
dell’I.N.P.S., finalizzate a conseguire l’indebita percezione di pensioni di invalidità, sussidi o benefici di
natura previdenziale e assistenziale non dovuti.
L’attività investigativa, avviata nel 2020 dal Gruppo di Reggio Calabria, trae origine da una
perquisizione eseguita presso l’abitazione di un soggetto, all’epoca dei fatti infermiere presso il Grande
Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria, all’esito della quale veniva rinvenuto e sottoposto a
sequestro copioso materiale documentale che, sin da subito, appariva meritevole di attenzione e
sviluppo operativo, in quanto lasciava intendere come vi fosse in atto una sistematica attività di
falsificazione di documentazione funzionale all’ottenimento di indennità, sussidi o erogazioni a danno
di Enti statali.
Nello specifico, venivano rinvenuti timbri riconducibili ad Amministrazioni Pubbliche nonché a medici in
servizio presso il citato nosocomio e altri ospedali della città reggina, documentazione sanitaria di
vario tipo (referti medici, analisi cliniche, certificati, tracciati cardiologici, cd rom contenenti esami
strumentali riferiti a diversi soggetti, ricettari medici).
In tale contesto venivano, inoltre, scoperte fotocopie di carte di identità di soggetti residenti nel
territorio cittadino (alcune di esse in bianco, con la sola indicazione del numero identificativo), istanze
volte a ottenere la pensione di invalidità indirizzate all’I.N.P.S. con relativi esiti e documentazione
palesemente artefatta (che si presentava sotto forma di ritagli o parti di ulteriori documenti modificati
con correttori coprenti, stampe su carta priva di intestazione, fogli riproducenti timbri e firme).