Ottobre 1943, fronte orientale della seconda guerra mondiale. L’Armata Rossa deve attraversare il basso Dnepr per conquistare le posizioni ad est del fiume. L’obiettivo è tagliare i rifornimenti tedeschi in Crimea per indebolirli. Come attraversare il fiume senza subire il tiro dell’artiglieria tedesca? I generali russi hanno un’idea che si rivelerà vincente, stendere una cortina fumogena di 30 chilometri per non farsi vedere e disorientare l’avversario.
L’avvocato Falcomatà deve aver preso spunto dai diari militari del generale Konev. E’ evidente la tattica che sta mettendo in atto da qualche mese: stendere una cortina fumogena di stucchevole buonismo mainstream, per nascondere lo zero assoluto della sua azione politica.
Dopo anni passati ad accusare l’amministrazione precedente, adesso non può più farlo, perché si auto accuserebbe. Ed ecco il diversivo, la supercazzola del pensiero unico conformato e allineato ai canoni globalitari, la cortina fumogena del politicamente corretto.
Purtroppo per il sindaco, i reggini vedono meglio rispetto all’artiglieria tedesca impegnata sul Dnepr, anche se non hanno certo dimostrato di avere buona memoria quando lo hanno rieletto.
Notiamo divertiti come, tra i tanti temi mainstream snocciolati quotidianamente, non ci sia traccia della questione ambientale, tanto cara ai gretini. Falcomatà si guarda bene dall’affrontare questo tema, perché ha evidentemente la coda di paglia. La città è sull’orlo del disastro ambientale e la spazzatura troneggia in ogni angolo. In periferia la situazione è drammatica ed i media nazionali se ne sono finalmente accorti (a differenza del nostro prefetto), ma il sindaco pensa ai calzini spaiati.
Falcomatà dovrebbe ricordarsi di aver preso impegni precisi con i reggini che lo hanno votato (viventi e non..). Che fine ha fatto la discarica di Melicuccà, promessa in piena campagna elettorale? La discarica che, a detta del sindaco, avrebbe dovuto renderci autonomi rispetto alla Regione Calabria, additata come responsabile unico del problema rifiuti?
Ma andiamo all’ultimo capolavoro del sindaco, la censura delle opinioni, che brutta caduta di stile. Ci troviamo di fronte ad un unicum nazionale, proprio come il caso dei morti che hanno votato questa amministrazione. Dopo aver implicitamente autorizzato l’affissione dei manifesti pro life, Falcomatà ne richiede la rimozione stracciandosi le vesti, quanta ipocrisia in un solo sindaco. Come si concilia la censura delle opinioni, con la raccolta firme contro fascismi e intolleranze? Non basta dare la cittadinanza alla Segre e raccogliere due firme, per dimostrare di essere contro ogni tipo di totalitarismo, celebrando degnamente la giornata della Memoria. Si dovrebbe iniziare quantomeno con la tolleranza delle opinioni altrui.
Altra domanda: non vogliamo entrare nel merito del delicatissimo tema etico dell’aborto, ma ci sorge un dubbio. La censura della campagna pro life, come tanti altri temi cavalcati da Falcomatà, si allinea a determinate politiche portate avanti dai circuiti dem ultra progressisti. Per caso, il nostro Giuseppe è favorevole anche all’aborto fino al 9° mese, sostenuto dal neo vicepresidente Usa, Kamala Harris?
E’ evidente come l’obiettivo di queste iniziative di facciata, sia soltanto quello di nascondere le inadempienze della sua amministrazione, camuffandosi da persona moralmente impeccabile. Falcomatà si dimostra però incompetente anche in questo campo, sostenendo temi antitetici, in maniera oltretutto casuale. Conferisce, ad esempio, la cittadinanza onoraria ad Ocalan e richiede contestualmente la liberazione di Patrick Zaki in Egitto.
Caro Giuseppe, se vuoi ergerti a paladino del pensiero dominante, dovresti prima studiare qualcosina. Il sostegno al terrorista Ocalan rappresenta un allineamento alle posizioni francesi, in ottica anti turca. Ignori però che i francesi abbiano appena conferito la legion d’onore ad Al-Sisi, il presidente egiziano carceriere di Patrick Zaki. Per i francesi, infatti, gli egiziani rappresentano un argine all’avanzata turca in Libia.
Ovviamente non ci aspettiamo che l’avvocato sia a conoscenza di queste dinamiche geopolitiche. Dal momento che, come da lui candidamente ammesso in uno dei tanti post su Facebook, non ha capito neanche la crisi di governo innescata da Renzi (sic!).
E’ chiaro come il principio morale non sia alla base del neo attivismo (a scoppio ritardato) del sindaco. Il motivo principale è l’ostilità nei confronti dei cittadini e la necessità di potere. Il modo di agire di Falcomatà non è razionalmente calcolato per essere di beneficio alle minoranze che dichiara di aiutare. Le priorità dei reggini sono chiare ed è logico che, nel drammatico contesto cittadino in cui ci troviamo, qualsiasi presa di posizione che vada al di là di queste priorità, non venga accolto positivamente.
Giuseppe si rifugia quindi nel suo Paese delle Meraviglie, dove per magia scompaiono la spazzatura, le strade disastrate e la carenza idrica. Un Paese immaginario, dove le priorità sono le panchine rosse e fucsia, i calzini spaiati, la censura delle opinioni altrui. E non importa quanto questi temi siano coerenti tra di loro perché, esattamente come disse lo stregatto ad Alice: “se non sai dove andare, non importa quale strada prendi”.
Circolo Reggio 70