Centrodestra disunito e Falcomatà ancora al comando: tutto molto triste.
La perfetta identificazione tra vittima e carnefice, tra colpevole e innocente racchiusa in un nome così nobile quanto la sua decadenza: Reggio.
Il masochismo più puro, l’autoflagellazione. In altro modo non si spiega tutto ciò che sta accadendo in questa città, afflitta da una rassegnazione cupa e dolorosa, annichilita da un degrado divenuto abitudine, normalità. Al punto di riuscire a confermare il voto per una vita così buia e infelice.
È un processo viziato di indolenza, che investe tutte le parti sociali, le componenti umane, ogni settore, la vita economica, istituzionale e politica. Reggio soffre del complesso di Eride, la dea della discordia, l’incarnazione dell’invidia. Un complesso strano e accidioso.
La dignità perduta di un popolo antico e glorioso, che sceglie di restare giù nel fondo del dirupo, avvinghiato dalle edere del personalismo, del carrierismo, che si assuefa a condizioni di vita decisamente miserabili. Senza scatti di orgoglio o ribellione, sembrerebbe avviarsi mesto verso un tramonto di putrido percolato, dalla resa incondizionata all’arroganza amministrativa ed al nulla politico e gestionale. Tutto molto triste. Una deriva etica e morale, ma non senza responsabili: perché la democrazia è uno strumento di civiltà, ma solo dove la civiltà c’è. E Reggio è sommersa dall’infamia di immondizia e brogli, nel silenzio delle Istituzioni e persino del mainstream strillone ed allarmistico, sempre pronto a imbracciare il forcone e la torcia inquisitrice, ma solo se nel frangente governa o amministra il centrodestra. Viceversa, l’establishment salottiero chiude un occhio e fors’anche due per l’occorrenza.
Ma è guardandosi intorno, percorrendo le strade sporche anche di disamore, che chi è degno figlio di cotante origini può trovare l’impulso, per riacquistare consapevolezza, ambire e pretendere che la qualità della nostra vita valga la lotta per qualche tacca in più in un grafico che ci vede nei numeri negativi come mai prima d’ora.
Reggio tradita da tutti, snobbata, anzi evitata dai leader nazionali: irrispettosa scelta per una città che tanta passione ha speso per rappresentare le idee della destra in Calabria, roccaforte ideale dei partiti che ne portano simboli e valori. E proprio in riferimento alle responsabilità, quei partiti non possono continuare ad ignorare le regole dell’associazionismo politico, del rispetto dei territori, inviando emissari e consoli, senza riunire, confrontarsi, condividere e nemmeno dialogare più, mortificando così le attività locali portate avanti con passione e sacrificio.
Perché il popolo registra tutto, anche inconsciamente ma lo fa. Annota il modus, certifica i risultati di un centrodestra perduto tra lacerazioni interne, lotte intestine che manifestano inadeguatezza e scarsa lungimiranza. E primario deve diventare l’obiettivo di risvegliare le coscienze dei reggini, avvilite da una situazione di un degrado che è soprattutto interiore. Reggio deve urlare a gran voce il suo disagio, tornare a farlo in strada, sollevare una protesta energica e civile.
Bisogna sottrarsi a questo scontro intestino alle forze di Centro Destra in città, ricordare chi sono gli avversari politici veri, e impedire che finiscano di demolire Reggio, concentrando gli sforzi sul fare una seria opposizione di contenuto sui provvedimenti adottati, sulle inefficienze, sulle condizioni pietose in cui vivono i reggini. Forse è questa una visione troppo romantica, ma la politica è questa. Cessare la stucchevole gara di durezza e purezza e farlo per la comunità reggina.
Lungi dalla minima intenzione di alimentare ulteriori polemiche, ma anzi nel tentativo di dare vita ad un inizio di apertura al dialogo, va fatta una retrospettiva analisi delle cause di una sconfitta elettorale inaspettata. Senza escludere che il motivo principale vada ricercato proprio tra questa situazione di disunità che ci vede al palo per progetti e programmi condivisi ormai da troppo tempo.
Assolutamente meritoria è tutta l’attività che sta svolgendo alacremente il Comitato Reggio non si broglia, con le continue manifestazioni di sdegno e denuncia per una vicenda (leggi sistema) sulla quale i riflettori della pubblica opinione non possono calare.
A poco varrà, a mio sommesso avviso, di fronte allo squallore etico di una sinistra consiliare da regime, il gesto comunque di grande dignità mostrato da una minoranza che per adesso, invece di dimettersi, deve restare dentro quel Palazzo ad “asfissiare” di interventi, censure, critiche e dissenso l’attività amministrativa più omissiva che ossimoro conosca.
E se, pertanto, vi sarà la possibilità di dare seguito al progetto di Reggio Attiva per un percorso di confronto e riorganizzazione, tutto a vantaggio della ricostruzione di un progetto comune, Reggio 70 sarà certamente presente, così come è ogniqualvolta si debba adempiere a doveri di appartenenza verso Reggio.
Chiunque e quotidianamente può alzarsi in piedi e urlare il proprio grido di indignazione per lo stato vergognoso in cui ci sta facendo campare una sinistra arrogante, autoreferenziale, avvolta da una coltre di miserrima convinzione di intoccabilità, capace solo di distruggere, insultare e di millantata legalità.
Deve essere superato l’ostacolo con uno sforzo che sacrifichi posizioni personali e carrieristiche e il ruolo primario, guida, devono averlo le forze di un polo valoriale prima ancora che politico contrario ed opposto alle sinistre. Ogni formazione partitica ed ogni organizzazione sociale che riconosca dei legami di appartenenza ha oggi due obblighi assoluti: 1. Rinunciare a percorrere anguste stradine solitarie, che hanno sinora condotto a vicoli ciechi e contrapposizioni paradossali; 2. Trovare, viceversa, quella forma di condivisione di idee e iniziative, ma prima ancora di risultato, di finalità, che altro non potrà essere che risollevare le sorti di questa città e del suo comprensorio metropolitano. Senza la soluzione di tutti i problemi che hanno portato all’incredibile risultato di riconsegnare la città a Falcomatà ed alla sua pessima amministrazione, non si otterranno risposte dai reggini. Non ce ne sarà verso.
Ernesto Siclari
Reggio 70